Tragedia a Genova, domenica 16 febbraio: nel quartiere Mollasana l'ottantaquattrenne Pietro Maroli uccide la moglie Rosa Sanscritto a martellate, poi si suicida, lanciandosi dal balcone della sua abitazione.
Prima del gesto estremo l'anziano scrive la sua ultima lettera nella quale ringrazia la moglie per i momenti vissuti insieme, ma aggiunge come dentro di lui ci fosse un "mostro".
"...cresce dentro di me e non mi fa stare tranquillo né di giorno né di notte"; in questo modo si congeda Pietro Maroli, originario di Genova prima di lanciarsi nel vuoto.
A ritrovare il corpo dell'uomo sono stati i condomini del civico 130 di via Piacenza che hanno immediatamente chiamato le forze dell'ordine. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, i militari e la Compagnia del nucleo investigativo. Sul caso sta investigando il procuratore Marco Airoldi.
L'uomo soffriva di depressione
Pietro Maroli soffriva da anni di problemi psichiatrici, oltre che di deficit d'udito e di vista. L'omicidio avviene prima delle 10 am nella cucina dell'abitazione della coppia: il Maroli colpisce più volte da dietro la moglie con un martello, mentre quest'ultima é di fronte al lavandino per lavare le stoviglie della colazione.
Poi sale sulla sedia e si lancia nel vuoto, dalla finestra; dai primi rilievi pare che l'uomo sia morto sul colpo. Sul luogo del delitto è stato rinvenuto il rubinetto ancora aperto e sono stati ritrovati i medicinali che l'84enne assumeva per depressione. La moglie, invece, non soffriva di alcuna patologia. La coppia non aveva figli e i vicini li ricordano come dei condomini tranquilli e pacati. Prima dell'età pensionabile, Pietro Maroli faceva l'orologiaio, mentre sua moglie si occupava delle vendite in un negozio.
Pietro Maroli lascia un biglietto in cui è riportato ciò che ha intenzione di fare e nel medesimo vi è una sorta di ringraziamento per sua moglie, per l'amore, le cure e l'aiuto che la stessa gli aveva fornito nel corso della sua malattia.
Poi specifica che si sarebbero rivisti in un "luogo più bello".
Queste le sue parole: "Ti ringrazio per la vita passata insieme, è stata bella. Ma ora c'è un mostro che cresce dentro di me e che non mi fa stare tranquillo". Dalle ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, la parola "mostro" è riconducibile alla sua depressione, il "mostro" che ogni giorno lo costringeva a prendere degli psicofarmaci per non vivere in costante stato ansioso.
Si tratta nell'ennesimo delitto a Genova
Non è nuova la situazione a Genova: appena un mese fa un altro anziano ha ucciso la moglie malata e poi si è suicidato nello stesso modo di Pietro Maroli; non è morto sul colpo, bensì una quindicina di giorni successivi alla tragedia, in ospedale; alla fine di gennaio un altro uomo di 54 anni ha accoltellato la moglie di via Terpi e, con lo stesso coltello, ha tentato il suicidio, pugnalandosi allo stomaco; salvato quest'ultimo è stato arrestato dalla polizia locale.
Sono dei femminicidi avvenuti nell'arco di due mesi, sui quali il nucleo investigativo sta ancora indagando.