"Ogni volta che Silvia riapriva la porta, l'intero appartamento si illuminava con il suo sorriso". Luca Doriguzzi Zordanin, il padre della giovane bellunese deceduta pochi giorni fa dopo un tuffo nel lago di Garda, non riesce a darsi pace. L'uomo, disperato, ha voluto salutare la figlia scrivendole un'ultima struggente lettera resa pubblica, anche sui social, dal soccorso alpino, di cui l'uomo fa parte.
'Queste parole te le devo come papà'
Nel primo pomeriggio di oggi, domenica 21 giugno, si sono celebrati, nella sua Longarone, i funerali di Silvia, 20 anni da compiere. La giovane, che da qualche mese aveva lasciato la frazione di Igne per lavorare come barista a Peschiera del Garda (in provincia di Verona), è deceduta nel pomeriggio di mercoledì 17 giugno. Poche ore prima, all'alba, dopo aver trascorso una notte con gli amici, si era tuffata dal pontile del Lido ai Pioppi di Castelnuovo del Garda ed aveva battuto la testa.
In questa giornata di immenso dolore i colleghi di papà Luca, soccorritore del Cnsas di Cadore, hanno condiviso la lettera scritta dall'uomo per la figlia scomparsa.
"Silvia, mia vita - ha esordito l'uomo - voglio scriverti queste parole perché te lo devo come papà. Insieme, io e te, abbiamo attraversato, soli con i nostri sentimenti, momenti difficili". Poi, commosso, ha ricordato i primi anni di vita della 19enne, segnati dalla separazione tra lui e la consorte: "Quando eri ancora in tenera età, ti portavo dalla tua mamma e tu, dopo aver passato il weekend con me mi salutavi con la manina e con i tuoi occhioni mi sorridevi come per dirmi: Stai tranquillo papà, ci vediamo presto".
Silvia era la ragione di vita di papà Luca
Se nei primi anni di vita di Silvia, Luca, viveva - come ogni padre del resto - solo per poter vedere e per poter sentire il profumo della figlia, con il passare del tempo ha avuto modo di conoscerla meglio ed apprezzarne il carattere.
"Rispetto agli altri bambini della tua età - ha sottolineato - non avevi mai pretese, nessun voglio, mi prendi questo, mi piace quello: quando ti portavo nei negozi di giocattoli dovevo quasi convincerti a prendere qualcosa".
Silvia, che era intraprendente, amava viaggiare e sognava di diventare un’operatrice turistica, era una ragazza caparbia, ma molto semplice. Le bastava poco, come una festa in baita con i nonni, per stare bene. "Questa tua semplicità - ha sottolineato Luca - mi ha dato tanto come uomo e mi ha insegnato che, per essere felici, non servono le Ferrari o i grandi regali".
L'uomo, dopo aver spiegato che il sorriso di Silvia riusciva ad illuminare tutto, ha ricordato un episodio particolare, accaduto qualche anno fa, in cui aveva potuto apprezzare la straordinaria maturità ed il cuore grande della giovane.
Una notte, ha raccontato era stato chiamato all'improvviso per un intervento urgente. Così, in tutta fretta aveva dovuto lasciare la ragazzina, già addormentata, dai nonni. "Piangevi perché avevi avvertito la mia tensione e mi hai domandato perché ti stavo lasciando. Io t'ho risposto che qualcuno aveva bisogno di me e la tua risposta era stata: Ho capito, adesso vai, io sto bene: quando torni staremo insieme".
Silvia, per Luca, era ed è ancora la sua vita e, non poterle più parlare o stringerla, come ha ammesso lui stesso, sarà il suo Everest. Tuttavia, l'uomo sa che la sua piccola sarà con lui in ogni momento e lo guiderà sempre per la retta via: "Ti sento ogni secondo - ha concluso - ovunque sento il tuo profumo".