Massimo Franchini, immunologo dell'ospedale Carlo Poma di Mantova, ha parlato del possibile vaccino per il Coronavirus. In particolare ha segnalato la possibilità che qualora dovesse arrivare in tempi brevi, è probabile che la soluzione non lo convinca. L'ipotesi nasce dal fatto che averlo in autunno, a suo avviso, equivarrebbe al fatto che siano stati saltati dei passaggi per l'omologazione. In sostanza, a suo avviso, ci sarebbe il rischio quantomeno ipotetico che possa non essere abbastanza sicuro. Lo ha detto nell'ambito della rubrica "Un caffè con Amare Mantova" sulla pagina Facebook Amare Mantova.
A riprendere la notizia, tra gli altri, anche la Gazzetta di Mantova.
Franchini sottolinea l'importanza della plasmaterapia
Nell'appuntamento online era presente anche Giuseppe De Donno. Anche lui lavora al Carlo Poma di Mantova come direttore della Pneumologia ed è uno dei maggiori sostenitori della plasmaterapia per curare le infezioni da Covid-19. Secondo Massimo Franchini, al momento, è quella l'arma a disposizione della medicina per contrastare i pazienti affetti da sintomi riconducibili agli effetti del Sars-Cov 2. "Adesso - sottolinea- e per il 2020 abbiamo a disposizione o il plasma iperimmune o il plasma iperimmune".
Eventuali altre soluzioni prevederebbero tempi particolarmente lunghi.
Ed è lui stesso ad evidenziare quanto occorrerebbe affinché possa arrivare sul mercato una terapia messa in campo dalle industrie farmaceutiche. In caso di utilizzo di immuglobuline iperimmuni lavorate artificialmente servirebbero sei mesi, per un vaccino invece almeno 18 mesi. Come lui stesso pone in risalto si tratta di tempi minimi e considerati nelle migliori delle ipotesi.
Coronavirus: Franchini non si fiderebbe di un vaccino ad ottobre
"Basta - evidenzia Franchini- pensare alle cose, non può uno dire che in tre mesi produce un vaccino. Devo creare una linea industriale, devo fare esprimenti sulle cellule animali, sull'uomo, devo fare gli studi clinici per vedere le reazioni avverse, deve essere registrato da Aifa e da tutte le società europee, quindi messo in commercio".
A suo avviso, perciò, la soluzione è la plasmaterapia. Viceversa, a livello personale, manifesta quello che sarebbe il suo pensiero rispetto a un possibile arrivo di un vaccino in autunno. "Ad ottobre - rivela - se è disponibile un vaccino, io non me lo faccio. Per produrre un vaccino in così poco tempo avranno sicuramente saltato degli step a scapito della sicurezza".
Un pensiero che non nasce da una miscredenza particolare, ma semplicemente da una mancata corrispondenza tra tempi minimi necessari e quelli che si avrebbero avendolo già dopo l'estate. "Ci sono procedure fisse - ha concluso - che non si possono saltare. Esistono degli step che sono previsti dai regolamenti. Questa è la medicina".