Ieri, 22 giugno, la notizia che anche Novak Djokovic si era sottoposto al test sul Coronavirus, dopo i casi di positività che avevano riguardato il suo preparatore atletico, il tennista Grigor Dimitrov e il suo allenatore e anche il tennista croato Borna Coric. Il giorno dopo la notizia che stavolta scuote il mondo dello sport fin dalle fondamenta: il numero 1 del ranking Atp è positivo, ha contratto il virus insieme alla moglie Jelena.

Il focolaio di Zara

Il focolaio di Zara: purtroppo l'Adria Tour fortemente voluto dal campione serbo con l'obiettivo di raccogliere fondi per le strutture sanitarie oltre che per dare l'occasione a tanti tennisti "al palo" a causa dello stop forzato dovuto alla pandemia di saggiare nuovamente il campo, ha fatto ripiombare nell'incubo uno sport che giusto pochi giorni prima aveva pianificato la ripartenza nel prossimo mese di agosto. Nulla dovrebbe cambiare nei programmi di Atp e Wta, ma quanto accaduto in Croazia è la dimostrazione di come non si possa abbassare la guardia e come il Tennis, al pari di altri sport, non possa rinunciare al momento ai ristretti protocolli di sicurezza, gli stessi che sono stati previsti per la ripresa della stagione sul cemento americano che culminerà con gli Us Open e che molti giocatori, compreso Djokovic, avevano considerato troppo "estremi".

A ogni modo, a comunicare la sua positività al tampone è stato lo stesso 17 volte vincitore di Slam attraverso i social: “Ho fatto il test e sono positivo al virus, così come mia moglie Jelena mentre i nostri figli sono negativi”.

Le polemiche della stampa croata contro l'Adria Tour e Djokovic

Nella tarda serata di ieri era stata diffusa la notizia di un'altra positività, quella di Viktor Troicki e della moglie. La stampa croata si è letteralmente scatenata attaccando il torneo e l'organizzazione orchestrata da Novak Djokovic insieme al fratello Djordje. "Abbiano messo a rischio migliaia di persone perché qualcuno voleva colpire la palla", è il titolo di un quotidiano locale, riportato dalla Gazzetta dello Sport insieme ad altri toni giornalistici molto severi.

C'è chi chiede la "testa" dei vertici della federtennis croata e chi invece sostiene che tutto questo può influire sulla credibilità dello stesso Djokovic. Nole, da parte sua, si è giustificato sottolineando che "si trattava di un'idea filantropica con l'intenzione di indirizzare i fondi raccolti verso le persone bisognose". Il fuoriclasse serbo evidenzia che "la risposta di tutti mi aveva scaldato il cuore". Ma non sono tanto le sue intenzioni, certamente buone, a finire sotto accusa, bensì le scarse misure di sicurezza sanitaria. Il 14 giugno, ad esempio, tanto Djokovic quanto i colleghi Dimitrov, Thiem e Zverev avevano fatto le ore piccole in discoteca in una festa organizzata come "evento collaterale" del torneo a Belgrado e, dai video diffusi in rete, nessuno dei presenti si è curato dei rigidi protocolli di distanziamento sociale.