Sarebbe dovuto rientrare nel carcere sassarese di Bancali la scorsa mattina dopo un permesso premio. Ma Giuseppe Mastini, 60 anni, condannato all’ergastolo e meglio conosciuto come “Johnny lo zingaro” è sparito nel nulla: evaso per l’ennesima volta. L’uomo, protagonista negli anni '70 di furti, rapine e omicidi nella città di Roma, dal 2017 era rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Sassari, dopo essere evaso dal penitenziario di Fossano, a Cuneo, il 30 giugno del 2017.
Come la scorsa mattina, anche nella precedente evasione, l’uomo godendo di un regime di semilibertà, non aveva fatto rientro in carcere. Le forze dell’ordine hanno diramato una nota di ricerca: potrebbe essere ovunque. Gli inquirenti sono impegnati anche nelle ricerche di un altro latitante, Graziano Mesina, primula rossa del banditismo sardo, sparito nel nulla la sera dello scorso due luglio, dopo aver ricevuto dalla Cassazione la notizia della conferma della condanna a 30 anni di carcere per traffico internazionale di droga.
Una carriera nel crimine
Giuseppe Mastini è nato 60 anni fa a Ponte San Pietro, un paese in provincia di Bergamo.
L’uomo, meglio conosciuto come “Johnny lo Zingaro”, è cresciuto in una famiglia di giostrai di etnia sinti, che negli anni '70 aveva deciso di trasferirsi a Roma con le roulotte. La storia di Mastini è stata trattata in diversi libri di criminologia e la sua carriera criminale è stata anche protagonista di fiction e film. Johnny a soli 11 anni è entrato a far parte della malavita del Tiburtino e proprio in quell’occasione, durante un conflitto a fuoco con la polizia, è stato ferito a una gamba e ancora oggi ha difficoltà nel camminare. La notorietà però la conquista il 23 marzo del 1987 quando, a Roma, viene catturato dalla polizia e dai carabinieri dopo un inseguimento con l'accusa di sequestri di persona, rapine e omicidi e per essere evaso grazie a un permesso premio dal carcere minorile di Casal di Marmo in cui era rinchiuso per l’omicidio di un tranviere, avvenuto durante una rapina al Tiburtino.
Johnny aveva anche ucciso un agente e aveva ferito gravemente il collega di pattuglia.
Sappe interviene sulle modalità di concessione dei permessi premio
Donato Capece, segretario generale del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, interviene sulle modalità di concessione dei permessi premio: “Verrebbe da porsi l’interrogativo: ma i permessi premio vengono concessi previa preventiva adeguata valutazione del soggetto da parte di chi è preposto a tale compito? Viene davvero valutata la pericolosità del soggetto, l’appartenenza, i contatti che lo stesso ha con ambienti malavitosi?”.