I disordini a Niamey, la capitale nigerina, hanno portato la Francia a decidere di evacuare i suoi cittadini presenti in Niger. I 36 italiani a bordo del volo speciale proveniente dal Paese, invece, sono già atterrati all’aeroporto di Roma-Ciampino alle 05:09 del 2 agosto. Oltre loro, sull’aereo viaggiavano in totale 87 passeggeri, tra cui vi erano statunitensi, bulgari, un nigeriano e un nigerino.
Al loro arrivo sono stati accolti dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che si è dichiarato soddisfatto dell’ordine con cui sono stati evacuati i cittadini, sia italiani che stranieri. È stata espressa da parte del ministro anche la disponibilità di organizzare altri voli per il rimpatrio dei cittadini Italiani.
Le origini dei disordini
I tumulti che hanno portato all’adozione di tali provvedimenti, sono legati al golpe avvenuto in Niger il 26 luglio. Il colpo di Stato ha rovesciato il Presidente Mohamed Bazoum, che collaborava con la Francia e l’occidente. Tale collaborazione era vista negativamente dalla popolazione nigerina, poiché il Niger è stato una colonia francese dal 1922 fino al 1960.
Successivamente al Golpe, migliaia di manifestanti si sono radunati intorno all’Ambasciata Francese nella capitale. Durante le proteste, i filo-golpisti hanno inneggiato a Putin, alla Russia e al colpo di Stato stesso. Inoltre, è stato dato fuoco a un’entrata dell’Ambasciata Francese e la targa dell’edificio è stata staccata. Al suo posto sono state collocate delle bandiere russe e nigerine.
Il rischio di un conflitto internazionale
La Francia ha affermato di essere pronta ad intervenire, ma la risposta dal Mali e dal Burkina Faso non ha tardato ad arrivare. I governi dei due Stati confinanti al Niger, infatti, hanno dichiarato che interpreterebbero un intervento militare contro i golpisti come una dichiarazione di guerra.
Dunque ci si chiede se la situazione attuale possa sfociare in un conflitto internazionale viste anche le ingerenze russe nell'area.
La dichiarazione di Tajani
In merito a questo rischio, il ministro Tajani ha dichiarato: “Ora vedremo cosa accadrà in Niger: siamo sempre favorevoli a una soluzione diplomatica per il ripristino della democrazia ed ecco perché la nostra ambasciata rimane aperta". Successivamente il ministro ha affermato: "Credo che dobbiamo fare pressione perché si ripristini la democrazia in Niger ma va esclusa qualsiasi iniziativa militare occidentale perché sarebbe vista come una nuova colonizzazione".