Un caso di malaria riscontrato a Verona ha fatto temere gli esperti: inizialmente sembrava che il paziente avesse contratto la malattia in Italia. Subito era scattato l’allarme: solo in un secondo momento, dopo accurati riscontri, si è scoperto che il paziente era stato in Nigeria – uno dei Paesi a rischio – una ventina di giorni fa. Nelle scorse ore la direzione Prevenzione della Regione Veneto aveva rivelato il possibile caso autoctono.
In pratica sembrava che il soggetto non avesse viaggiato all’estero, in uno dei Paesi in cui la malattia è ancora diffusa. Immediatamente erano scattate tutte le misure previste da parte dell’autorità regionali sulla salute, di concerto con l’azienda sanitaria locale e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. La notizia aveva destato clamore perché in Italia non risultano essere presenti le specie di zanzare in grado di trasmettere la malaria, in quanto vettori del parassita che la causa. Ogni anno si registrano nel Paese diversi casi della malattia, ma sempre riguardanti persone di ritorno da soggiorni in stati a rischio: casi autoctoni non si registrano invece dagli anni ’70.
La trasmissione della malaria
La malaria è una malattia infettiva che può essere provocata da cinque specie del parassita Plasmodium che è trasmesso all’uomo dalle zanzare femmina di una determinata famiglia, le Anopheles. Queste zanzare sono sparite dall’Italia da decenni, grazie all’attività di bonifica e controllo. Tuttavia, la malaria è ancora oggi la principale malattia d’importazione in Italia, come rivela l’Istituto Superiore di Sanità. Va ricordato anche come non sia possibile la trasmissione da uomo a uomo della malattia, tramite saliva o rapporti sessuali, mentre può essere a rischio il contatto ematico diretto tra due persone, com’è accaduto in alcuni casi negli ultimi anni.
Sintomi e tempi di incubazione della malattia
I sintomi della malaria sono diversi e variano da caso a caso, anche in relazione al tipo di Plasmodium che ha causato l’infezione. Inizialmente, la malattia si può confondere con una normale sindrome influenzale, causando mal di testa, brividi, sudorazione, febbre che può essere anche alta, che possono essere accompagnati anche da vomito e diarrea. L’infezione può essere più o meno grave, ma ha in comune a tutti i casi dalla presenza di anemia, dovuta dalla capacità del parassita di colpire i globuli rossi. Nelle forme più pericolose per la Salute l’anemia arriva a colpire in modo serio i capillari del cervello o altri organi vitali: serve quindi un intervento rapido ed efficace per evitare che la malattia diventi invalidante o addirittura letale.
Anche i tempi di incubazione variano a seconda dei casi: di solito di manifestano da una settimana a 15 giorni dopo la puntura della zanzara infetta, ma sono possibili pure delle recidive a distanza di mesi. Infatti, alcuni agenti patogeni rimangono silenti nel fegato per riattivarsi dopo molto tempo.
Avvistata ad ad aprile in Puglia la zanzara responsabile della malaria
Nel suo comunicato la Regione Veneto aveva sottolineato come la zanzara responsabile a oggi non risulti presente nel territorio.
Tuttavia, nel tempo ci sono stati diversi avvistamenti in Italia degli insetti in grado di trasmettere la malattia: l’ultima volta l’insetto è stato individuato, dopo 50 anni, in Puglia nell’aprile 2024.
Come spiegava in un articolo di quel periodo l'Istituto superiore della sanità, però, non bisognava allarmarsi in quanto la "le condizioni socio-economiche e igienico-sanitarie del nostro paese sono certamente molto diverse da quelle del passato. Inoltre una specifica Circolare Ministeriale dà chiare indicazioni per la costante sorveglianza dei casi umani di malaria importata e stabilisce gli interventi da mettere in atto sul territorio in presenza di presunti casi autoctoni".