Era il 1979 e Mel Gibson aveva appena 23 anni quando George Miller lo scelse per interpretare il ruolo di uno sbandato tutore della legge, immerso in quella visionaria e apocalittica "terra di nessuno" popolata da guerrieri perduti in quella lucida follia che si chiama sopravvivenza. Un pilot (Interceptor) che diede il via a una trilogia che identificò per sempre l'attore australiano, in quella caratterizzazione ripresa in Arma letale di Richard Donner (ennesima tetralogia) che non solo lo innalzò a sex symbol ma gli aprì le porte dello star system hollywoodiano, non solo per i ruoli di attore (Il Bounty e Un anno vissuto pericolosamente tra i tanti), ma per quella fulgida carriera di regista/interprete che lo ha portato all'Oscar con Braveheart-Cuore impavido, primo esempio di genere epico ripreso con Il patriota e lo stesso La passione di Cristo.
Ma l'identificazione con quel Max Rockatansky lo ha sempre accompagnato, per rivalutare una saga proseguita con Interceptor-il guerriero della strada e il successivo Mad Max-Oltre la sfera del tuono, l'ultimo capitolo decisamente più raffinato e curato musicalmente, visto la presenza di Tina Turner ad interpretare la Regina Auntie, tutrice della città sotterranea di Barteltown.
Tom Hardy e il riavvio di una saga
Dopo la disdetta dello stesso Gibson a riprendere il ruolo, la scelta del protagonista è caduta felicemente sull'attore inglese Tom Hardy, reduce dal Batman di Christopher Nolan e lo stesso Inception del regista britannico, sicuramente a suo agio nei panni "violenti" di un personaggio spinto al limite della ragione, immerso in quelle lande desertiche australiane che hanno fatto da scenario alle imprese adrenaliniche di motociclisti mutanti tratteggiati nella variegata umanità partorita dalle graphic novel contemporanee.
Scenografie di Colin Gibson e musica di Junkie XL, per riprendere la storia da dove l'avevamo lasciata, accompagnati da una seducente Charlize Theron nelle "protesi digitali" di una Furiosa truccata a dovere. George Miller si rimette in gioco e a suo favore ci sono l'esperienza e l'audacia di chi può gestire al meglio i cardini di un'azione che può solo esprimere il meglio di una tecnologia che cerca di venire ai patti con la moralità di una storia che si ripete, tra gli umori di un Waterworld in cerca di una meta, dove le metamorfosi fisiche vogliono solo sottolineare la disperata voglia di appartenere ad una razza in comune.