"Il Piccolo Principe", in questi giorni, è in tutte le sale cinematografiche e sta riscuotendo molto successo tra grandi e piccini. Il film è tratto dall’omonimo e celebre racconto di Antoine de Saint-Exupéry, pubblicato negli anni '40 e tradotto in tantissime lingue. Da questo racconto sono stati tratti diversi film, ma questo è il primo in animazione a firma di Mark Osborne, già regista di "Kung-Fu Panda". 

Questo film racconta la storia di un aviatore in panne col suo aeroplano.

In un deserto, incontrerà un piccolo principe dai capelli “come il grano”, che gli racconterà della sua avventura tra piccoli pianeti. La trama del film parte da una bambina alle prese con un colloquio per accedere ad una prestigiosa Scuola. Sua madre le sta col fiato sul collo e ha già pianificato gran parte della sua vita. Ora per ora. Nella sua nuova casa, la piccola diligente farà conoscenza del suo vicino: l'anziano e bizzarro aviatore.

L'importanza dei valori perduti 

Grazie all’utilizzo di scene scintillanti, calde ed emozionanti, realizzate attraverso la tecnica “stop motion” che rievoca la fisicità delle belle illustrazioni su carta, "Il Piccolo Principe" vuole farci riscoprire le cose più importanti del nostro tempo.

I valori perduti come la lentezza, il piacere del trascorrere il tempo del cuore, l’amicizia, quella vera, l’amore unico e profondo che non è quello che ci viene trasmesso dalle costruite famigliole delle pubblicità, ma quello che, educati a costruirlo, può far vibrare le corde del cuore di ognuno di noi. Si vorrà guardare al nostro bambino interiore e a dargli voce, dato che il disordinato e frenetico mondo degli adulti l’ha messo violentemente a tacere.

È una favola in cui il significato pedagogico è molto forte e si pone l’interrogativo: ma cosa succede ad un bambino quando deve crescere? Troverà davanti a sé mille e mille difficoltà, vagando per pianeti sconosciuti, toccando con mano vizi e virtù della sua specie, e capendo che un abbandono a qualcosa di perfetto e stupendo prima o poi dovrà averlo.

Dovremmo addomesticare noi stessi alla vita, per non perderci e per non deturparci. Addomesticare il cuore alla nostra evoluzione, anche al caldo e al freddo, al bello e al brutto, ma mai abituarci al dolore e mai dimenticare il nostro sogno. Addomesticare per conoscerci, per apprezzare quello che siamo e capire come alcuni bimbi crescano troppo presto per sopravvivere, diventando adulti spaventati e permettendo purtroppo alla paura di crescere con loro, quindi pensiamo per un attimo quanto grande la loro paura potrà essere!