Proseguono i passaggi cinematografici dei lavori dello Studio Ghibli e dopo “Nausicaa della Valle del Vento” e “Una tomba per le lucciole” tocca a “La ricompensa del gatto”, opera del regista Hiroyuki Morita e spin-off dello pseudobiblium scritto dalla protagonista de “I sospiri del mio cuore”. Il film è presente nelle sale italiane come evento speciale di due giorni al Cinema, il 9 e il 10 febbraio, nonostante sia già stato presentato in Italia nel 2005 al Future Film Festival.
Non si tratta infatti di una nuova uscita, bensì di un’opera proiettata in Giappone nel 2002 e portata in Italia da Lucky Red nell’ambito dell'adattamento e ri-adattamento di tutte le storie prodotte dal celebre Studio Ghibli.
La trama in breve
“La ricompensa del gatto” racconta la storia di Haru, una ragazza di 17 anni con le idee un po’ confuse sulla sua vita e la sua identità. Un giorno Haru salva un gatto prima che venga investito da un camion ma non sa che si tratta nientemeno che dell’erede del Re dei Gatti che, come ringraziamento speciale, decide di invitare Haru nel Paese dei Gatti e darla in sposa proprio a suo figlio.
Grazie al suggerimento di una misteriosa voce amica, Haru cercherà così aiuto nell’Ufficio dei Gatti, e comincerà così la sua avventura al fianco dell’elegante gatto umanoide Baron, del grosso e irascibile gatto Muta e del corvo imperiale Toto. La sua avventura si trasformerà in un vero e proprio salto in un bizzarro e molto felino Paese delle Meraviglie.
Il Paese dei Gatti è, come da nome, un bizzarro mondo, dove i gatti camminano su due zampe e vivono in capanne o sontuosi castelli proprio come se fossero esseri umani abitanti di un qualche vetusto villaggio medievale. Non è tutto oro quello che luccica, però, e Haru dovrà presto imparare che non può rischiare di perdersi nelle sue fantasie e, grazie all’aiuto di Baron, imparerà a non smarrire se stessa.
Una semplice ma dolce fiaba moderna
Lontano dai picchi di realismo drammatico di capolavori come “Una tomba per le lucciole”, “La ricompensa del gatto” riesce nonostante tutto a farsi apprezzare proprio per la sua semplicità e mancanza di pretese. Come una moderna fiaba moderna che sfrutta il tema sempre attuale della crescita e dello smarrimento, per raccontare una favolosa avventura, il film conserva una sua freschezza che lo rende godibile sia agli occhi dei bambini che degli adulti, rispettando in pieno la tradizione dello Studio Ghibli.
La meraviglia e il gioco la fanno da padrone in una storia in cui le vicissitudini di Haru diventano una scusa per raccontare un mondo popolato soltanto da gatti, nelle cui abitudini bizzarre – a volte divertenti, a volte spaventose – lo spettatore è invitato a perdersi come un bimbo, senza porsi troppe domande.
Ricordando forse un certo filone della filmografia Disney, quello che si concentra sulle storie di animali parlanti e dalle fattezze umanoidi, è sicuramente il genere di storia più indicata per chi ha voglia di trascorrere un pomeriggio rilassante al cinema e per tutti gli amanti dei gatti, che sono i veri e incontrastati protagonisti di questa storia.
La pellicola si rivela così un’avventura gradevole e divertente, che strappa più di qualche risata nello spettatore, con un’animazione semplice e pulita; lì dove l’adattamento italiano esagera in ricercatezze e virtuosismi, si segnala invece un buon doppiaggio per una storia di crescita tenera e sognante.