In sala solo nei giorni 10 e 11 novembre prossimi, arriva al Cinema in Italia “Una tomba per le lucciole” il capolavoro di animazione giapponese diretto da Isao Takahata, cofondatore insieme a Hayao Miyazaki del celeberrimo Studio Ghibli. Uscito in Giappone il 16 aprile 1988 ma inedito nei cinema italiani, Una tomba per le lucciole è un lungometraggio crudo nelle immagini che affronta il tema della guerra con una tendenza prettamente neorealista. Alla sua presentazione avvenuta tra l’altro in contemporanea con Il mio vicino Totoro, ovvero una delle grandi opere di Miyazaki, il film di Takahata trovò un forte ostracismo fuori dai confini del Giappone dove invece il successo fu subito enorme.
Capolavoro antimilitarista d’animazione capace di fare piangere i grandi
Una riflessione profonda sull’impatto devastante della guerra sull’uomo e uno sguardo struggente sulle conseguenze per i più piccoli , definirlo semplicemente un cartone animato bellico è infatti grossolanamente riduttivo e sbagliato. Stiamo probabilmente parlando, produzioni Disney comprese, del migliore film d'animazione della storia del cinema, al pari o forse solo leggermente inferiore a La città incantata di Miyazaki. Una tomba per le lucciole è una pellicola cruda e realista, per certi aspetti simile al neorealismo di De Sica e Visconti. Il lungometraggio è tratto dal romanzo semi biografico di Akiyuki Nosaka e pone al centro della storia le drammatiche vicende di due fratellini durante i bombardamenti americani in Giappone nella seconda guerra mondiale.
Trama
Siamo sul finire del secondo conflitto mondiale e in Giappone imperversano i raid aerei statunitensi, la storia si svolge a Kobe, città nipponica situata nell'isola di Honshū e capitale del Giappone per il brevissimo periodo di sei mesi nel 1180, non che nota per il devastate terremoto che nel 1995 fece oltre 4.000 vittime.
Già senza padre, il quattordicenne Seita e la sua sorellina di quattro anni Setsuko durante uno dei raid aerei sulla città perdono anche la mamma e restano orfani. Dopo aver passato un breve periodo da una zia, Seita e Setsuko andranno a cercare riparo in rifugio abbondonato, non hanno più nessuno vivo tra i parenti e ben presto saranno privi anche di qualsiasi scorta alimentare. In un finale da pelle d’oca capace di fare piangere lo spettatore, la pellicola di Takahata si dimostra un film potente e fortemente antimilitarista, un cartone certo, ma decisamente per grandi.