In poco più di un weekend, fra incassi domestici e internazionali, Deadpool 2 ha già incassato più di trecento milioni di dollari. Nel farlo ha infranto il record per le migliori anteprime e il miglior esordio di un film R-Rated. Ryan Reynolds non ha mai dimenticato il flop del Wade Wilson di Wolverine: Le Origini e continua a seguire la falsariga dei fumetti sull’antieroe più scombinato di sempre. La prima coppia LGBT dichiarata in un film Marvel e stereotipi razzisti estremizzati su tassisti indiani camminano a braccetto in un film fatto di contraddizioni, tanto quanto contraddittorio è Deadpool: alla disperata ricerca di un modo per darsi la morte ma tanto attaccato alla vita da cercare un motivo per non mollare.
E poi la quarta parete. Che per il Mercenario Chiacchierone è un optional, tanto che si volta più di una volta in direzione del pubblico per esclamare: “Che sceneggiatura deboluccia”. Forse. O forse diventa improvvisamente fortissima, con dei personaggi così.
La trama
Wade Wilson (Ryan Reynolds) vuole morire. Per questo si stende su dei barili di benzina e lancia la sua sigaretta ancora accesa dritto nell’imboccatura aperta di uno di essi. E poi esplode, spappolandosi in diversi pezzi, che toccherà al povero Colosso rimettere insieme, quando lo ritrova nel suo appartamento devastato. Perché il Mercenario Chiacchierone abbia voglia di sfidare fino all’estremo il suo fattore rigenerante è sorpresa che è meglio lasciare allo spettatore scoprire.
Basti sapere che dopo una “onesta vita” da assassino su commissione – orario dalle nove alle cinque, come l’omonima canzone di Dolly Parton che fa da colonna sonora alle sue stragi – Deadpool ha deciso di cambiare vita.
O, per lo meno, questo è quello che vorrebbe per lui l’X-Man, che decide di assumerlo come stagista in prova, un passo indietro anche rispetto alla giovanissima Testata Mutante Negasonica (Brianna Hildebrand) e alla sua ragazza, tutta capelli fucsia e sorrisi, Yukio.
Giusto in tempo: perché il misterioso Cable (Josh Brolin) sta viaggiando indietro nel tempo – novello (ma più tormentato) Terminator – alla ricerca di un mutante che ha causato la morte di sua moglie e sua figlia. Se ci aggiungete anche il giovane Russel Collins (Julian Dennison), che ha deciso di radere al suolo con i suoi poteri infuocatissimi la sede del suo orfanotrofio, ce n’è abbastanza per tenere Wade Wilson impegnato.
Forse anche troppo per un solo supereroe.
Ci sarà bisogno di fondare una nuova squadra, dal nome assai progressista e gender-neutral di X-Force. Che la corsa contro il tempo cominci, allora.
Anche gli antieroi hanno un cuore
“Vacci piano, Thanos!” esclama Deadpool all’indirizzo di Cable e non sta sbagliando poi di molto. Perché lui lo sa che il collega Josh Brolin è contemporaneamente sugli schermi anche come volto del terribile Titano Pazzo che tanto in difficoltà ha messo gli Avengers in Infinity War. D’altronde Deadpool è sempre stato soprattutto questo: creatura metanarrativa, ben consapevole della sua natura fittizia, e perciò stesso tragico e demenziale assieme.
Esattamente come tutto Deadpool 2, che del primo capitolo conserva quel mix irresistibile di battutacce e discorsi (non troppo) edificanti; di momenti paradossali e sequenze drammatiche.
E il Mercenario Chiacchierone ha ancora motivi molto validi – oltre l’odio per se stesso e per ciò che è diventato – per oscillare pericolosamente fra la vita e la morte, desiderando di affondare a tutti i costi. Questa volta, però, la molla narrativa non è più la vendetta. Anche Wade Wilson, a modo suo, è cresciuto e non è più solo sulla scena.
Prima di tutto c’è il dolente Cable: l’antieroe dagli strepitosi poteri rigenerativi non potrà fare a meno di apostrofarlo con un “Come sei oscuro, sembri un personaggio della DC” e non è nemmeno l’unico ammiccamento agli altri colleghi dell’universo fumettistico cinematografico. Siamo davanti a uno di quegli antagonisti che non puoi definire sbrigativamente villain ma che sono il motore per mandare avanti la trama.
Sull’altro lato della bilancia c’è il giovanissimo Russel, in arte Firefist, troppi poteri e troppa rabbia in corpo: uno di quei co-protagonisti, invece, che il potenziale per esplodere e degenerare in qualcosa di molto brutto ce l’hanno tutto.
E poi c’è Domino, ovviamente. Amato personaggio dei fumetti, qui è interpretata da una prorompente Zazie Beetz: imperturbabile di fronte alle battute squallide e i folli ritardi di Wade, è bravissima a dimostrare che anche avere fortuna può essere un talento che bisogna imparare a sfruttare. Nel mezzo tante di quelle citazioni, che ci vorrebbe una mappa per coglierle tutte: l’universo cinematografico di Deadpool, come quello fumettistico, resta una chicca soprattutto per chi nel mondo dei supereroi ci si muove già con un certo agio.
Senza nulla togliere a un film che resta piacevole. Un action movie a tinte nerissime, scorretto, con sequenze di lotta mozzafiato, che possono sfruttare al massimo tutte le potenzialità di un protagonista che può spezzarsi un braccio per soffocare un nemico. O farsi tagliare in due. Tanto ci pensa il potere rigenerante a rimettere le cose a posto. Chi ha amato il primo, difficilmente resterà deluso dal secondo capitolo, insomma. E dopo i titoli di coda, non potrà fare a meno di volerne anche un terzo. Ryan Reynolds e FOX permettendo.