Comincia domani, con la lezione di Marco Revelli "Perché Gobetti ancora?" al rettorato dell'Università, il ciclo di otto incontri che il Centro Gobetti ha organizzato per l'anniversario dei novant'anni dalla morte di uno dei protagonisti della cultura torinese a cavallo tra le due guerre. Questo centro studi ha sede a pochi passi dal quadrilatero romano, nella casa dove vivevano Piero Gobetti e la moglie Ada Prospero, a cui Passigli ha dedicato "La forza del nostro amore" e Feltrinelli "Avanti nella lotte, amore mio".

Non è un caso che il filosofo della democrazia e della trasparenza contro l'opacità del potere contemporaneo, Norberto Bobbio, abbia donato la sua immensa biblioteca a questo centro studi, poiché anche la compianta avvocatessa Bianca Guidetti Serra aveva in progetto di riordinare l'archivio e le carte gobettiane, come è stato fatto con quelle dello stesso Bobbio. Il collega Giampaolo Zancan e l'ex magistrato Raffaele Guariniello la ricorderanno il 24 febbraio.

Per il novantesimo anno dalla sua morte, stanno uscendo su Piero Gobetti diversi Libri di autorevoli case editrici in campo saggistico: una rassegna di "articoli gobettiani tra il il 1918 e il 1925", edita da Nino Aragno, "l'Autobiografia della nazione", antologia di scritti sul fascismo curata da Aras, "Gobetti e la vita internazionale" della Biblion.

Non poteva mancare Einaudi con il "carteggio gobettiano del 1923" curato da Ersilia Perona che affiancherà Marco Revelli nella lezione di apertura.

Un intellettuale al di là di ogni frontiera ideologica

Il ciclo del Centro studi a lui intitolato prosegue sabato 20 febbraio con un itinerario tra i luoghi di Gobetti a Torino. Quattro giorni dopo, il workshop di narrazione transmediale "La fantascienza di Primo Levi", e successivamente "Nascere sulla terra" della Compagnia il Teatro dei dieci, in memoria di quest'autore capace di esprimersi nei generi più vati: autobiografia, critica letteraria, artistica, teatrale, scritti antiregime che si leggono con gusto ancora oggi. Un convegno a Parigi, dove l'intellettuale fuggì per sottrarsi alle persecuzioni di Mussolini, suggellerà l'iniziativa torinese

Gobetti prese le distanze da Giuseppe Prezzolini solamente per le sue posizioni vicine al Duce.

Un altro geniale scopritore di talenti fu il filosofo antagonista di Bobbio, Augusto Del Noce, ancora condannato alla "damnatio memoriae" dall'establishment subalpino. Cosi come l'altro intellettuale antimoderno, torinese d'adozione, Giacomo Noventa, amico di Del Noce, che continuò a pubblicare la rivista "La Riforma letteraria", nonostante la censura fascista.

Questo ciclo di incontri gobettiani dovrebbe svolgersi senza le polemiche che hanno accompagnato gli altri convegni su di lui, organizzati negli anni precedenti in occasione dell'anniversario della nascita e della morte del perseguitato intellettuale torinese. Questi, infatti, è stato più volte strumentalizzato, specialmente ai tempi della pubblicazione de "La cultura a Torino tra le due guerre", del polemico storico Angelo d'Orsi, grande studioso di Gramsci e Gobetti, che se la prese per l'esclusione dal convegno a causa delle tesi revisioniste del suo libro.

Gobetti scoprì uno dei maestri del giornalismo italiano, Giovanni Ansaldo, uno dei più eminenti poeti italiani Eugenio Montale, e poi Carlo Rosselli, Natalino Sapegno e Carlo Levi. Pure Antonio Gramsci fu immesso nel circuito culturale antifascista grazie a lui, così come l'estroso e destrorso Curzio Malaparte, la cui villa a Capri è incastonata sopra uno scoglio, e al quale lo scrittore torinese Osvaldo Guerrieri ha da poco dedicato una brillante biografia.