A circa due settimane dall'uscita nelle sale italiane "L'ottavo film di Quentin Tarantino", realizzato con un budget di 44 milioni di dollari, ha incassato circa 131.5 milioni in tutto il mondo, pur non essendo stato Candidato agli Oscar come miglior film e regia, mostrando ancora una volta come questo brillante regista riesca a mantenersi sulla cresta dell'onda senza fatica, di fronte a qualsivoglia argomento.

Dopo la cruda vendetta ebrea nella Seconda Guerra Mondiale di "Bastardi senza gloria" e la schiavitù nell'apparente western "Django Unchained", Tarantino si ripropone sugli schermi con un nuovo capitolo di questo genere, pur restando coscientemente distante dagli spaghetti italiani del suo mentore Sergio Leone. In "The Hateful Eight" si nota quanto sia maturato nel corso degli anni, mantenendo quell'esilarante violenza che lo ha reso celebre, ma concentrandola tutta nella seconda parte di film; è evidente quanto la pellicola in generale si presenti come il suo lavoro più politico e raffinato, con dialoghi come sempre chiari e lineari, privi di crepe. Si tratta di un film volto al puro intrattenimento e alla suspense, Quentin gioca con noi così come fece Agatha Christie con quel suo "Dieci piccoli indiani"; diciamo che è in pieno stile tarantiniano, tanto che in certe situazioni si notano echi di quel lontano 1992, in cui produsse il suo primo lungometraggio.

Ambientazione e protagonisti

Sulle note della colonna sonora originale del maestro Ennio Morricone, Tarantino scrive una sceneggiatura improntata al termine della Guerra di Secessione Americana. Tra i protagonisti spiccano attori feticci come Samuel L.Jackson,  personalità di cui il regista non può fare a meno, e Tim Roth, le cui vesti e movenze ricordano molto il Dott.King Schultz del caro e vecchio Christoph Waltz. E' da sottolineare, inoltre, come non abbia voluto un cast stellare, probabilmente per riuscire a dare a tutti la stessa importanza. Insomma non ci doveva essere un personaggio che si notasse più di altri; se ciò fosse accaduto sarebbe stato a discapito del film. Così, con questa decisione ha fatto sì che i dubbi e la suspense restassero per l'intera durata della pellicola intatti. I protagonisti a causa di una bufera inclemente si ritrovano rinchiusi nella medesima osteria; si differenziano per colore di pelle, nazionalità, idee..

oltre al fatto che le ferite della guerra sono ancora fresche.. nessuno è chi dice di essere. Uno di loro, il "Boia" (Kurt Russell), cacciatore di taglie che quando legge scritto su una taglia 'vivo o morto' non uccide la sua preda sparandole alle spalle.. ma la destina direttamente alla forca, deve portare alla cittadina di Red Rock una folle assassina sulla quale ve n'è una di 10000 dollari; la sua impresa, però, si fa decisamente più complicata del previsto quando si instaura la cruciale situazione in cui tutti sospettano di tutti. Qualcosa di strano giace sotto le assi di legno di quella locanda, il male dentro gli otto emerge gradualmente. Tarantino ci mostra cosa accade quando a un crocchio di bugiardi costretti a condividere la stessa stanza vengono date delle armi; il risultato è una carneficina che lascia pensare.

Curiosa, inoltre, la scelta del 70 mm, già utilizzata ai tempi nei grandi classici quali "Ben Hur" e dimenticata per la bellezza di circa cinquant'anni, se non in alcune scene di piccole perle come "The Master" di Paul Thomas Anderson. Grazie a questa particolare e piuttosto costosa pellicola l'immagine ottiene un miglioramento pari a sei volte quella di una più comune 35mm. Purtroppo questo formato in Italia è stato reso disponibile solo in pochissime sale. Nonostante ciò, il film sarà comunque apprezzato dai veri sostenitori di Q.T., quelli che non possono fare a meno di gioire al vedere con quanta maestria riesce ad impastare in modo scorrevole ogni scena o citazione tratte dal suo personale bagaglio culturale cinematografico.