È morto sabato 18 marzo in Missouri, Chuck Berry, a pochi chilometri da Saint Louis, città che lo aveva visto nascere nel 1926. Nonostante i novant'anni compiuti e i problemi di salute, il pioniere del rock non aveva mai smesso di fare musica, musica vera, con lo stesso entusiasmo che aveva caratterizzato la sua giovinezza turbolenta.

'La mia voce è andata, i miei polmoni non funzionano più bene, non ci vedo molto, ma voglio fare ancora musica'

Nato e cresciuto in una famiglia nera della middle class, con la sua chitarra aveva iniziato a cantare e suonare sin da bambino, anche durante il periodo del riformatorio per tentata rapina, i tanti lavori intrapresi e l'arresto nel 1959, al culmine del successo, per aver sedotto una quattordicenne. Non si è fatto mancare niente "The father of Rock", genio e sregolatezza abitavano in lui, ed era ben presto diventato l'emblema della nuova musica popolare moderna degli anni Cinquanta.

Dopo di lui nulla è più stato come prima, la chitarra elettrica era in scena insieme a una musica che sapeva essere frivola e impegnata, attenta anche ai giovani, alla società tutta; e le parole erano importantissime, tasselli da inserire in un ritmo attento, combinazione di Blues, Swing, Country, e sottolineate dall'emblematico "duck walk", il passo dell'anatra, che caratterizzava l'entrata in scena del "crazy legs".

Le gambe dovevano muoversi veloci tra i riff della chitarra elettrica e le stravaganze che si inventava al momento, il più delle volte in compagnia di band del luogo in cui avrebbe suonato, dando per scontato che tutti avrebbero dovuto conoscere la sua musica.

'Se si volesse dare un altro nome al Rock 'N' Roll, lo si potrebbe chiamare Chuck Berry'

Era un uomo difficile Chuck Berry, particolare, fortemente critico nei confronti di molti bianchi, conscio della sua importanza, eppure grande e inevitabile è il cordoglio non solo del mondo della musica di tutti i tempi, ma anche di quello del cinema. Da Mick Jagger a Springsteen, sono arrivati messaggi di cordoglio da chi, musicista, si rende conto di essere fortemente debitore nei confronti di questo artista che con brani, continuamente interpretati e reinterpretati, quali 'Johnny B.

Good', 'Roll over Beethoven', 'My ding a ling', 'Memphis Tennessee' e tanti altri, ha riscritto e rivoluzionato la musica popolare moderna, in una chiave nuova e dalla quale è difficile prescindere. Quanto al cinema, indimenticabili la 'Johnny B. Good' intonata da Michael J Fox in Ritorno al futuro e il twist ballato da Uma Thurman e John Travolta sulle note di 'You Never Can Tell' in Pulp Fiction. A piangerlo c'è il mondo intero, dunque, che col sorriso e la tristezza ricorda questo artista così grande e poliedrico, emblema del cambiamento musicale e sociale del secolo scorso.