Questo 26 marzo è segnato dalla scomparsa di Fabrizio Frizzi. Conduttore televisivo nei cuori dei telespettatori per oltre 30 anni, dopo le prime esperienze radiofoniche esordì ventenne nel 1980 in un programma per ragazzi, Il barattolo, ma la notorietà arrivò con Tandem, nell’85, sempre tv per ragazzi. Poi decine di successi tutti targati Rai: I fatti vostri, Scommettiamo che… I soliti ignoti, Miss Italia, L’eredità e Telethon.
Lo ha portato via nella notte un’ischemia celebrale dopo un difficile periodo iniziato con un malore nell’ottobre scorso.
Il mattatore di Toy Story
Mentre corrono sui media le testimonianze affettuose di colleghi illustri e i social fioriscono di tweet e post dedicati dagli spettatori commossi, un ricordo riaffiora dal suo lavoro più originale: il doppiaggio. Il suo pubblico lo ha seguito in tv, e inaspettatamente anche nel Cinema, dove la sua voce rimarrà legata indelebilmente anche a Woody, il protagonista di Toy Story, primo film d’animazione Pixar, casa di produzione di sogni per l’infanzia diventata un gigante del cinema mondiale, soprattutto dopo la fusione con la Disney.
Frizzi fu scelto nel ’95 per dare voce italiana a Woody, un cowboy giocattolo a capo dei pupazzi di un bambino. Il giocattolo conduceva una piccola rivoluzione in una cameretta tra bambole, soldatini e dinosauri di gomma per salvarsi dalla minaccia di nuovi giochi che avrebbero fatto confinare i vecchi nei cassetti. E il conduttore lo doppiò rivelandosi mattatore. Il film divenne un classico fioccando in una trilogia segnata dal successo planetario, sempre con la voce di Frizzi in prima fila.
L’ultimo della saga è stato Toy Story 3, uscito nel 2010. L’intero franchise ha incassato oltre 1 miliardo e 970 milioni di dollari in tutto il mondo rimanendo scolpito, tra favola ed epica moderna, nella fantasia dei bambini e non.
Frizzi si rivelò voce divertente e divertita nell’entrare in questo personaggio che tra avventure e bisticci diventava amico per la pelle di Buzz Lightyear, il nuovo pupazzetto spaziale e iperavventuroso del suo padroncino.
Pare che tra le virtù di un doppiatore ci sia la quasi irriconoscibilità della sua vera voce nel ruolo interpretato. Ecco, la giocosità vocale di Fabrizio Frizzi qui metteva da parte la rinomata accoglienza carismatica nota per le serate televisive. Ma in Toy Story la sua vis comica aveva briglia sciolta. Quelle risate calde e familiari lasciavano spazio a tutte le dolci insicurezze di uno sceriffo giocattolo che temeva di essere sostituito da un astronauta un po' spaccone.
Una trasformazione fin lì inedita e curiosa che non lo allontanò mai da quella sensazione di familiarità legata con il suo pubblico. Anzi, lo avvicinò anche al pubblico cinefilo, storicamente più sospettoso nei confronti dei personaggi tv, ma conquistato da quel dinoccolato sceriffo dalle idee strampalate.
Tra le mirabolanti peripezie di due personaggi fantastici era in fin dei conti un toccante film sull’amicizia Toy Story. Un’avventura coloratissima con un protagonista che forse da oggi verrà letto anche come alter ego immortale di una personalità televisiva tra le più importanti ed empatiche della lunga storia Rai e della televisione italiana. Forse si girerà un quarto capitolo. Sarà sicuramente coloratissimo, pieno di frizzi e lazzi, ma purtroppo senza Fabrizio Frizzi.