Parte in sordina come le montagne russe Ready Player One di Steven Spielberg, circondandosi di musica che dà la carica. Allo stesso modo di una spinta decisa dei vagoni e l’avanzare lento e rumoroso sui binari l’intro spettacolare sulla Columbus del 2045 ridotta a una bidonville popolata da dipendenti da realtà virtuale, si accompagna con Jump dei Van Halen. Lunghe sequenze di animazione in stile videogame impennano al pari di quei cigolanti vagoni per portarci in quota. Una quiete prima della tempesta, potremmo dire. Ma poi si giunge al primo apice narrativo, dove la regia del maestro di Cinema sboccia.

Iniziano curve, velocità e vertigini: si parte davvero.

La storia di film e libro

Siamo in un futuro non felicissimo dove ambientalismo e lotte sociali sembrano aver fallito. Unico rifugio è un mondo puramente elettronico di anime sole, che come un ultra-social intreccia qualsiasi attività umana tra reale e virtuale. Wade nel mondo reale è un ragazzotto che vive con la zia e passa il tempo indossando un visore che lo infila nei panni virtuali del giovane flaneur Parzival. Entriamo così nell’OASIS, il mondo elettronico creato vent’anni prima da James Halliday, un geniale e riccioluto super nerd a metà tra un anziano Zuckerberg e un monosillabico Steve Jobs. Alla sua morte il patrono di questo regno ha lasciato tre chiavi nascoste nel sistema.

Chi le troverà sarà il nuovo proprietario dell’attività più redditizia al mondo ma soprattutto della dimensione alternativa abitata da tutti. In pratica un testamento alla Willy Wonka in un regno high-tech del “tutto è possibile” sospeso tra Matrix, Tron e Il Paese delle Meraviglie.

Perzival andrà alla ricerca di quelle chiavi insieme ai suoi amici virtuali, mai visti dal vero ma fedelissimi, e troverà sul suo cammino il direttore di una multinazionale a caccia delle chiavi e una ragazza affascinante.

Diavolo e acquasanta di quest’avventura.

Ready Player One fino a ieri era “solo” il bestseller di Ernest Cline, un romanzo distopico con un crossover d’immaginari fortemente imbevuti della cultura più pop degli anni ottanta. Dopo essere divenuta una sorta di bibbia per gli tutti gli elementi più cari al mondo nerd (e non), quelle pagine torneranno in Italia con la nuova edizione di DeA Planeta dal 29 marzo nelle librerie.

Invece il film di Spielberg sarà nei cinema dal giorno prima. Il regista eleva il citazionismo letterario a visionarietà totale. Si fondono i linguaggi del videogioco a quelli cinematografici più iconografici degli ultimi 40 anni con un risultato strabiliante: letteratura, cinema, cimeli, musica, videogames ed eroi d’ogni schiatta tutti insieme in un film che folgora come un luna park e una sala giochi messi insieme.

Citazioni e qualche spoiler

Tornando alla metafora delle montagne russe, ogni spunto del romanzo viene preso dal regista per diventare un’attrazione meravigliosa della sua nuova incredibile giostra. Si fa luna park popolandosi di avatar di ogni genere. Allora se tra le comparse spuntano i personaggi più impensabili fuoriusciti dai videogames, che mostrino il grugno del Joker dalla bocca squarciata alla Heat Ledger o una versione strampalata dei Turtles, con questo film ci perderemo tutti tra i corridoi dell’Overlook Hotel di Shining insieme ai protagonisti.

Ci inseguiranno King Kong e un meccanico Godzilla, ma ci faremo difendere da Gundam. Piloteremo con Wade la Delorean di Ritorno al Futuro seguendolo in corse alla Tron e battaglie alla Signore degli Anelli. Una cornucopia di 2 ore e 20 nella quale ogni spettatore potrà scegliere un personale percorso amarcord delle icone pop-culture.

Si punta alle nuove generazioni con velocità dell’azione ed effetti speciali evolutissimi, sì, ma abbracciando anche i cinquantenni di oggi, quelli che negli anni ottanta iniziavano l’adolescenza. Per questo sarà un successo molto trasversale. Nelle mani di un altro autore cinematografico sarebbe stato tutto più meccanico, magari anche pasticciato, ma Spielberg riesce a mettere ordine ed epicità anche nel caos tra il nostro immaginario e in una storia oggettivamente sovraccarica di icone.

I salti tra mondo reale e virtuale sono intelaiati negli schemi delle sue più classiche avventure. Il drappello di giovani eroi intorno a Perzival/Wade allora somiglia a quello dei Goonies, mentre l’inseguimento del villain e del suo esercito privato che vuole conquistare l’OASIS rispetta l’iter di ogni implacabile supercattivo che si rispetti, incarnando il Male da sconfiggere.

Cast e sentimenti

Per la parte del protagonista è stato scelto Ty Sheridan, attore giovane di belle e beneaugurabili speranze hollywoodiane, ma al suo fianco spiccano altri tre attori di estremo interesse. Intanto il villain Ben Mendelsohn, che dai ruoli borderline, passando per un nuovo malvagio generale di Rogue One, Star Wars, e il nobile Re d’Inghilterra Giorgio VI ne L’ora più buia, approda a questo colletto bianco assetato di potere economico.

La partner di Sheridan è un’altra giovane promessa del cinema americano, quella Olivia Cooke che aveva brillato in Quel fantastico peggior anno della mia vita. Sua la parte di Samantha, la ragazza che farà girare la testa a Wade. Insieme al piccolo manipolo di eroi virtuali (e non) condurranno la dura lotta tra Bene e Male. E come in ogni film di Spielberg, ci dimostreranno che l’unione e l’amicizia fanno sempre la differenza e costituiscono la migliore arma per vincere qualsiasi avversità.

In mezzo a tutti loro sbuca il nuovo attore feticcio di Spielberg, quel Premio Oscar come Miglior attore non protagonista di Mark Ryliance, che interpretava il prigioniero sovietico nel Ponte delle spie, nonché il protagonista, animato in computer grafica per GGG - Il Grande Gigante Gentile.

Qui fa l’inventore dell’OASIS, un adulto rimasto sempre fedele al suo cuore da bambino. Chissà cos’altro potrà inventare Steven Spielberg dopo l’accoppiata vincente The Post e Ready Player One. Si è parlato di un nuovo West Side Story, poi di un altro Indiana Jones, il quinto, da iniziare tra un anno. Resta il fatto che questo regista di Cincinnati, con i suoi 72 anni, 4 Oscar, un fresco David di Donatello alla Carriera e innumerevoli capolavori scolpiti nella storia del cinema, non smette ancora di stupire i ragazzi di ogni età.