È in Congo la più grande miniera al mondo di uranio. Quando fu scoperta Shinkolobwe, durante la Prima Guerra Mondiale, il Paese africano era una colonia sotto la Corona del Belgio. Una fortuna per congolesi e belga, una sfortuna per il Giappone: proprio da quelle rocce fu estratto, in gran segreto, il materiale per creare "Little Boy", la bomba atomica di 4 tonnellate che l’aeronautica americana il 6 agosto del 1945 sganciò su Hiroshima da un Boeing B-29.

Per trentacinque anni Shinkolobwe ha fornito uranio al 35 per cento di tutte le armi atomiche negli arsenali degli eserciti americani, russi, cinesi, giapponesi e coreani. Un commercio che ha riempito le casse del Congo, nel frattempo diventata Repubblica Democratica del Congo, più consapevole della ricchezza del suo territorio che, prima era stato sfruttato soltanto dai colonialisti europei.

Da Shinkolobwe fu estratto l'uranio per la bomba atomica che nel 1945 distrusse Hiroshima

Nel 1960 Tom Zoellner, reporter della BBC andò in visita alla miniera congolese e la definì: “Uno scherzo della natura”.

Soltanto in quel luogo dell’Africa c’era una concentrazione d’uranio pari a 650 volte qualsiasi altra miniera cinese e australiana.

Erano gli anni Trenta quando nel Congo belga fu scoperta una zona, nella regione del Katanga, che aveva un sottosuolo ricchissimo di uranio. Il Congo è una terra dell’Africa centrale particolarmente ricca di minerali preziosi: oltre a oro, argento e ai diamanti, sono presenti ferro e radio e uranio. Ma all’epoca questo minerale non era particolarmente ricercato: si preferiva il radio, la cui importanza era stata scoperta dagli scienziati e coniugi Marie e Pierre Curie.

Con il minerale si produce il combustibile per le centrali termonucleari fin dagli anni Cinquanta

Nell'industria moderna l'uranio trova impiego, principalmente, nella fabbricazione delle barre di combustibile per produrre energia termonucleare e nella realizzazione di proiettili e ordigni nucleari. Viene estratto da due minerali: l'uraninite e la carnotite, tuttavia è presente anche in altri centocinquanta minerali, detti uraniferi che in base al quantitativo di uranio presente, acquistano un importante valore commerciale nell'industria mineraria.

Il minerale è necessario per la produzione di energia termonucleare ed è quindi utilizzato nelle centrali nucleari fin dalla metà degli anni Cinquanta del XX secolo.

Gli archeologi lo impiegano per stabilire quanto vecchio sia un reperto umano o animale fossilizzato con il processo di datazione radiometrica. Tracce di uranio si trovano nell'acqua, nei terreni e nei tessuti umani.

Gli Usa temevano che l'uranio congolese finisse nelle mani del Terzo Reich per scopi bellici

Fu nel 1938 un gruppo di scienziati tedeschi scoprì che gli atomi provocati da una reazione fisica, si scindevano producendo una notevole energia: fu allora che l’interesse per l’uranio, materiale ideale per la scissione, crebbe a dismisura e così, le implicazioni morali dopo questa scoperta furono pericolose ed evidenti. Fu un gruppo di fisici ungheresi, emigrati negli Stati Uniti, a intuire che la potenza della fissione, che innescava una reazione degli atomi a catena, a seconda di come usata poteva aiutare o uccidere. Quando la miniera di Shinkolobwe fu scoperta, gli americani temevano che l'uranio finisse nelle mani del Terzo Reich che, come poi fecero gli scienziati statunitensi, avrebbero potuto fabbricare un inedito e potentissimo ordigno nucleare per chiudere la Seconda Guerra Mondiale.

Gli americani convinsero le autorità belga-congolesi, che non riconoscono dati sulla trattativa segreta con Washington, a vendere loro un gran quantitativo necessario per fabbricare la bomba atomica “Little boy”.

Dal 1939 agli anni Ottanta, il direttore della Union Miniere du Haut Katanga, ha venuto agli Usa 1.200 tonnellate di uranio. La miniera di Shinkolobwe è stata chiusa nel 2004 dalle autorità congolesi. Negli ultimi due decenni aveva prodotto uranio solo per il settore energetico termonucleare. Dopo la chiusura dell'impianto estrattivo con colate di cemento per sigillare gli accessi, oggi si registra una piccola estrazione clandestina di uranio a livello artigianale.