Sono "solo" targhe, parti indispensabili di una macchina, come il motore o il volante, perché senza non si può circolare, ma mentre di motori o altri accessori si parla continuamente, le targhe vengono considerate oggetti poco interessanti. Invece, anche se date per scontate, la loro storia rivela curiosità interessanti, fin dall'inizio.

Chi ha inventato le targhe delle auto

Per esempio, la loro comparsa non coincide con quella delle auto: quando queste sono state inventate, in Germania, le targhe non c'erano ancora. Le prime compaiono in Francia nel 1893: il numero delle vetture era aumentato in maniera esponenziale e serviva un metodo per distinguerle e catalogarle.

Da allora ogni automobile doveva circolare con una sola targa, posta sul retro e dipinta a mano.

Negli anni successivi, le targhe si diffusero velocemente in tutta Europa ma fu l'Olanda il primo paese ad adottare un regolamento scritto per la riconoscimento della auto in circolazione.

La storia delle targhe delle auto in Italia

In Italia arrivarono nel 1900, ma solo solo sui mezzi di trasporto pubblico. Pochi anni dopo, nel 1903, nel Regolamento di circolazione per gli automobilisti comparve l'obbligo di porre una targa anche sui veicoli privati.

Poco dopo, si studiarono criteri uguali per tutti tramite la registrazione del proprio veicolo presso gli uffici della provincia di residenza e le targhe diventarono due: una sulla parte posteriore e una su quella anteriore del mezzo.

Negli anni, le regole però cambiarono diverse volte, adattandosi alle esigenze dei tempi. Per esempio, nel 1931 venivano stabilite misure standard per le targhe, che dovevano essere grandi 32x22cm, con la scritta composta dalla sigla della provincia seguita dalla combinazione di numeri casuali. Poi, durante gli anni Ottanta, cambiò anche il tipo di vernice con cui dovevano essere dipinte le targhe che divennero così auto-riflettenti, per essere più visibili.

Tuttavia, la novità più importante avvenne a partire dal 2002, quando scomparve la sigla delle province e si adottò una sequenza di due lettere, tre numeri e altre due lettere, a partire da AA000AA.

Da allora le targhe, in Italia, sono rimaste uguali, eccetto la ricomparsa della sigla della provincia di provenienza, di dimensione più piccola, sotto il numero di targa.

Targhe personalizzabili

Nel 2019 l'allora ministro dei Trasporti Danilo Toninelli aveva proposto un cambiamento importante, annunciando la possibilità di associare la propria targa a un'auto nuova: in questo modo gli automobilisti avrebbero potuto risparmiare il costo di una nuova targa in fase di immatricolazione, rendendola di fatto un oggetto di riconoscimento personale. Questa regola però, prevista in ogni caso nel codice della strada dal 2010, non è mai stata applicata, fino ad ora.

In alcuni paesi, come in Germania, le targhe si possono personalizzare, cambiando le cifre che compaiono dopo la sigla della città.

Vanity plates: le targhe americane

Le targhe più curiose, però, restano quelle sulle auto che circolano negli Stati Uniti, dove sono personalizzabili da sempre.

All'inizio, nel 1901, mostravano le iniziali del nome del proprietario, ma oggi gli automobilisti possono deciderne la scritta per intero. Vengono chiamate vanity plates (in italiano: targhe personalizzate) e a volte mostrano scritte davvero strane, da "I AM SAD" di un automobilista nostalgico, a STAR 4 dell'appassionato di IronMan a GOOGLE su una preziosa BMW.

Naturalmente, prima di circolare, devono essere approvate dalle autorità. Alcune, infatti, sono talmente bizzarre che non vengono accettate, come S8TAN O FSHBALL, perché contengono potenziali messaggi offensivi.