Può il baratto esistere ancora oggi come strumento di scambio nell’era digitale? È questa la domanda alla quale stanno cercando di rispondere con il loro progetto due ragazzi italiani, Marco Amorosi e Raniero Bergamaschi, due neolaureati in Comunicazione per l’Impresa presso l’università Cattolica di Milano.

Un progetto che può sembrare quasi "folle" ma che qualcuno dall’altra parte dell’oceano è invece, già riuscito a compiere.

Si tratta di un ragazzo canadese Kyle MacDonald e del suo progetto “One red paperclip” con il quale nel 2005 partendo dalla vendita di una semplice graffetta rossa, era riuscito (dopo quattordici scambi di valore via via crescente) a diventare proprietario di una Farmhouse in Canada dove è andato a vivere con la sua fidanzata. Un progetto di cui non vi era stata enfasi mediatica, se non fino all’avvento di un social di comunicazione di massa come TikTok che ha riproposto la vicenda agli utenti. È proprio su questo social che Marco Ambrosi ha scoperto il progetto di MacDonald e decide (coinvolgendo il suo amico e collega di studi Raniero Bergamaschi), esperto videomaker, di replicare la storia in Italia dando vita a questo progetto di comunicazione e marketing cui hanno dato il nome di “Habere non haberi”.

Il progetto 'Habere non haberi'

Tradotta letteralmente l’espressione “Habere non haberi” significa "possedere non essere posseduti" e i due ragazzi l’hanno scelta proprio perché descrive appieno lo spirito della loro iniziativa. Possedere beni materiali è diventata una cosa estremamente semplice nel mondo di oggi, a volte si accumulano cose senza averne reale bisogno, il rischio che si corre è quello di farsi dominare dal possesso di questi beni materiali, convinti che la felicità passi attraverso l’ammasso compulsivo di queste cose inanimate. L’obiettivo del progetto è riuscire a dimostrare esattamente l’opposto, ossia che la gioia si ha semplicemente nel donare, perché si sta condividendo un’esperienza ed un viaggio anche emotivo con qualcuno a prescindere dal reale valore del bene oggetto di scambio.

Obiettivo del progetto “Habere non haberi”

Lo scopo è quello di riuscire ad arrivare anche in questo caso, partendo da un oggetto insignificante come può essere appunto un sasso, a un oggetto di valore più grande. I due ragazzi hanno ben in mente il punto di arrivo di questo percorso, anche loro hanno stabilito come punto finale della loro catena di baratti una casa, ma per una finalità ben diversa da quella del loro ispiratore canadese.

Loro vogliono cambiare il finale della storia ovvero fare di essa una casa di produzione, un centro in cui poter raccogliere, scrivere e documentare tutte le storie incredibili di questo tipo che possono esserci in Italia e nel mondo. Tuttavia i due neolaureati non scartano nemmeno l’ipotesi di dare tutto in beneficienza o di dividere in parte uguali i guadagni realizzati con il progetto tra tutte le persone che hanno contribuito alla sua realizzazione.

Qualunque sia il finale scelto, tra l’inizio e la fine di questo percorso ci sarà il racconto del viaggio, il racconto delle storie, delle vite, delle esperienze delle persone che vi hanno partecipato e che hanno deciso - in un particolare momento della propria vita - di barattare con loro proprio quel particolare oggetto perché, come più volte hanno detto i due ragazzi, “la gente non compra quello che fai, ma perché lo fai”.

A che punto è il progetto 'Habere non haberi'

Materialmente i baratti avvengono in un modo molto semplice: vengono effettuati con persone diverse con le quali i due ragazzi entrano in contatto a seguito di annunci postati su Marketplace di Facebook e su Subito.it. Dunque, ancora una volta la rete diventa il mezzo di connessione tra persone, esigenze e iniziative differenti.

Il web è l’enorme cassa di risonanza dove le necessità di tutti possono trovare accoglimento.

Attualmente i due ragazzi sono giunti al settimo scambio e da questo sono entrati in possesso di una moto Suzuki Katana del 1983 che vale circa 4500 euro. In termini economici hanno sicuramente realizzato una bella plusvalenza, se consideriamo che il loro punto di partenza è stato in effetti un sasso privo di qualunque valore monetario.

Il primo scambio infatti, risale al 31 ottobre 2020: Marco aveva raccolto dal giardino della propria abitazione una pietra, vi aveva scritto il nome del progetto e l’aveva autografata.

Un costruttore edile di nome Andrea, che era a conoscenza del progetto portato avanti dal ragazzo canadese, ha voluto sostenere l’iniziativa dei due ragazzi italiani scambiando con loro una nuovissima bicicletta che aveva ricevuto in dono da un suo fornitore.

Da questo ha avuto inizio la catena di scambi perché successivamente il signor Sergio, che aveva in mente un viaggio in bicicletta dalla Lombardia alla Puglia, avendo bisogno di una bici più robusta della sua Bianchi da corsa, ha contattato i due ragazzi dando vita al secondo scambio. La sorte poi ha voluto che alla bici in possesso dei due ragazzi fosse interessato un signore di nome Carlo, liutaio e appassionato di bici di corsa, che ha accettato di buon grado di cedere un basso e un mandolino pur di averla. È a questo punto che interviene il quarto baratto, in cui l’imprenditrice Simona sceglie di scambiare i due strumenti con un MacBook Pro nuovo di zecca. Il basso infatti è stato un regalo che Simona ha destinato al suo compagno, il desiderio di acquistare il mandolino invece, è stato il frutto di una scelta più strettamente sentimentale perché legata al ricordo di una persona cara scomparsa.

Il computer è stato poi scambiato con degli orecchini in oro bianco e diamanti e così si giunge al sesto cambio.

Un giorno di fine gennaio infatti, su Marketplace leggono l’annuncio di un uomo che nel desiderio di fare un regalo alla moglie, era disposto a cedere un orologio Eberhard degli anni ’50. Lo scambio è stato presto fatto: al signore vanno gli orecchini, per l’enorme gioia della moglie, ai due ragazzi va l’orologio d’epoca. Infine, quello che è accaduto dopo è storia di questi giorni. All'inizio di ottobre, l’orologio dei due ragazzi ha destato l’interesse di un commerciante di antiquariato che in cambio dell’orologio ha offerto come possibile alternativa la Suzuki Katana GS 1100 del 1983 del valore di circa 4500 euro, ed è così che i due sono giunti al settimo scambio.

Ora non rimane che aspettare per capire se questa catena di scambi potrà effettivamente proseguire ulteriormente.