Sono tante le manovre annunciate dal governo Letta,che comincia, adesso dopo l'ok della Germania e dell'UE sul bilancio pubblico,a parlare di ripresa del Paese; tra queste qualche speranza anche per lepiccole e medie imprese. Ne parliamo con il Vice presidente nazionale diConfapi (Confederazione Italiana della Piccola e Media Industria privata)Vincenzo Elifani, nonché presidente di Confapi Lazio, intervistato per discutere di un argomento quanto mai attuale: l'Italiae le prospettive future per le PMI.

Come interpreta questo governo di larghe intese PD–PDL?

È d'accordo con quanti lo definiscono "inciucio"? E potrà aiutarci auscire dalla crisi?

Nonsono affatto d'accordo con chi, grossolanamente, definisce questo Governo un "inciucio"anzi, al contrario, credo che finalmente con questo Governo l'Italia possa usciredal "paradosso del bipolarismo" e si appresti a riprendere il cammino delleriforme e della ripresa economica in un quadro di stabilità e di governabilità delPaese.

Provo a spiegarequesto concetto aiutandomi con un esempio celebre in matematica, la Curva di Gauss. Gauss avevanotato che moltissimi fenomeni in natura sono distribuiti secondo una curvadalla classica forma a campana che ha un massimo di frequenza attornoalla media dei valorimisurati e un minimo di frequenza lungo le ali estreme.

Questo modellodistributivo è così frequente in natura che la Curva di Gauss viene anche chiamata la "Curva normale". Ora, se vogliamorappresentare con la Curva di Gauss anche l'attuale situazione politicaitaliana, otterremo una curva gaussiana,in cui sulla sinistra ci sono i voti dei partiti della sinistra radicale, alcentro quelli dei moderati di sinistra e poi di destra, per poi arrivare aivoti dei partiti di estrema destra.

Se dividiamo questarappresentazione grafica in due parti, noteremo che molti elettori, chepotrebbero stare sia nell'una sia nell'altra coalizione in quanto portatori di idealimoderati, si ritrovano invece a dover scegliere tra destra e sinistra,costringendosi a fare proprie alcune idee radicali ed estremiste che magari noncondividono affatto, o che non percepiscono come argomenti di prioritariaimportanza.

In altre parole, questo fa sì che spesso le coalizioni si trovino adiscutere e a combattersi molto aspramente su argomenti di principio che noninteressano più di tanto i moderati dell'una o dell'altra parte, ma cherappresentano invece questioni di vitale importanza solo per quelle piccole aliestreme delle due coalizioni.

Certamente un quadropolitico così condizionato e così litigioso avrà scarse possibilità di realizzarele riforme politiche necessarie al Paese per uscire fuori da questa crisiamministrativa, culturale, economica e finanziaria.

Ed è per questoche ritengo che solo un Governo dove siano rappresentati i moderati di centro, equelli di destra e di sinistra, che poi rappresentano la vera maggioranza degliitaliani, abbia la possibilità di riuscire in quello che in venti anni dibipolarismo non sono riusciti a fare né i governi di centro destra che quellidi centro sinistra.

Ricordo cheanche Angelo Panebianco su un editoriale del Corriere della Sera nel 2010scriveva: "Il bipolarismo richiederebbe una prevalenza della moderazionesull'estremismo, una convergenza al centro. Non è necessario che ciò accadacontinuamente (anche nei sistemi bipolari più stabili si danno inevitabilmentemomenti o episodi di lotta feroce) ma è necessario, perché il sistema duri, chemoderazione e convergenza al centro siano, almeno, le tendenze prevalenti. InItalia non è così. La caratteristica italiana è che mentre i fautori dellamoderazione sono per lo più contrari al sistema bipolare, i difensori delbipolarismo sono contrari alla moderazione.".

Sollecitato anche da Napolitano, il governo Letta siavvia a seguire un percorso di riforme che punta soprattutto a ridurre latassazione sul lavoro.

È la strada giusta da intraprendere?

Sì, ritengo chesia un provvedimento opportuno da attuare immediatamente. L'Italia è forse il paese al mondocon il maggior costo del lavoro e questo fatto frena fortemente l'economia e losviluppo. La politica italiana in questi ultimi trent'anni, tramite una semprepiù crescente tassazione sul lavoro e sulle imprese, ha sottratto risorse ailavoratori e alle imprese per alimentare invece la crescita della spesapubblica che ha raggiunto oramai livelli di inefficienza e di inefficaciapaurosi.

A questo punto è chiaro che, se si vuole procedere a ridurre il costodel lavoro, di pari passo si dovrà impostare un efficace taglio del costo dellaspesa della pubblica amministrazione, specialmente in tutti quei settori dovela presenza dello Stato non ha alcun motivo di essere, come ad esempio lemigliaia di società partecipate da enti pubblici e da enti locali.

Ritengo, inoltre, che un'altrariforma alla quale non si possa più derogare sia quella del sistema elettorale.Credo che su questa riforma siano concentrate tutte le attese di gran partedella popolazione italiana, e se non fosse realizzata in tempi brevissimi,crollerebbe ancora di più la fiducia dei cittadini nei riguardi della politicae delle istituzioni, con il rischio concreto di cadere nelle braccia di unpopulismo autoritario e antidemocratico.

Il Governatore di Bankitalia Visco nella suarelazione annuale per uscire dalla crisi chiede alle imprese uno sforzo"investendo risorse proprie" mentre la Banca Europea degli Investimenti hasottolineato l'importanza di un sostegno al credito per le PMI.

Chi ha ragione?

Il sistemaproduttivo italiano è costituito per la stragrande maggioranza da piccole emedie imprese di carattere familiare. Non credo che di questi tempi gliimprenditori italiani abbiamo ulteriori risorse finanziarie da investire nelleproprie imprese.

Mi sento quindi più vicino al pensiero della Banca Europea. Occorredare stimoli concreti affinché l'economia riparta e quindi le imprese possano tornarea produrre e dare occupazione. Le banche devono smettere di pensare solo ai propribilanci e devono tornare a sostenere l'economia reale dando fiducia alle PMI econcedendo prestiti alle famiglie. Nel contempo, la politica dovrebbe tornare afare programmi di lungo termine, strategici e di interesse nazionale, invece dipensare, con miopia, solo ai propri interessi di partito.