L'economia degli investimenti si sta muovendo. Un fatto che con questi livelli di capitali e così rapidamente, non si vedeva più dal 1996: sta tornando l'interesse su una serie di affari verso il continente europeo.
A confermare questo fenomeno anche l'AD di una delle maggiori banche italiane che, pochi giorni fa, sosteneva appunto questa nuova ondata di interessi: "In campo immobiliare, per fare un esempio, operazioni per le quali un anno fa si faticava a mettere assieme due compratori, ora hanno una dozzina di offerte".
Ciò che sta avvenendo, è che gli investitori che escono dai Paesi emergenti, ora più stabili rispetto agli anni passati, stanno cercando alternative e guardano ai Piigs, ovvero Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna, che durante la crisi hanno sofferto di più e non hanno ancora recuperato il proprio asset pre-crisi.
Ma l'Italia sarà in grado di cogliere l'opportunità derivante da capitali in ingresso nel proprio Paese o tutto si trasformerà in un grande rischio di ritrovarsi in una situazione ben peggiore quando questi flussi di capitale usciranno?
L'esperto e direttore della società di analisi di capitali Epfr spiega: "La gente è uscita dai mercati azionari emergenti ma sta cercando profili di rischio-remunerazione simili, e li trova nell'Europa del Sud".
Ciò significa che gli investitori che "amano il rischio" vedono nell'Europa un bacino di opportunità, poiché vanno alla ricerca di affari interessanti, come immobili o titoli pubblici, dato che i prezzi sono spesso ancora bassi e la ripresa economica ha ancora molta strada da fare perché sia completa.
A conferma di questo fenomeno parlano i numeri: il Wall Street Journal ha confermato il fatto che, da inizio gennaio, sono stati investiti nelle Borse del continente Europa più di 24 milioni di dollari (mentre dagli Stati Uniti ne sono usciti 5). Italia e Spagna sembrano essere i mercati prediletti e gli acquisti in borsa fatti da investitori americani sono ai massimi livelli dal 1996.
In questo panorama qual è il serio rischio italiano?
Semplice: il nuovo Governo dovrebbe mettere in essere riforme che accolgano e invitino gli investimenti esteri (così come quelli domestici), poiché questi si trasformino in qualcosa di stabile e di lungo termine per l'economia reale. Trasformarsi quindi in una "economia emergente" e spingersi al cambiamento.
Il fatto cruciale per il nostro Paese sarà riuscire a stare di nuovo in piedi quando questi flussi usciranno dall'Italia, poiché l'economia sarà più stabile (e quindi non più soggetta a forti accelerazioni di crescita come accade per le economie emergenti). Se l'Italia non avrà fatto nulla quando questi flussi di investimenti cambieranno e il denaro sarà di nuovo in uscita, potremmo ritrovarci in una condizione di crisi peggiore rispetto a quella odierna.