Stamattina, domenica 3 maggio, Mario Monti è impegnato a difendere la decisione che il suo governo prese e che portò al tanto odiato e discusso articolo della legge Fornero oggi dichiarato incostituzionale.
"La consulta sconfessa l'allora governo dei tecnici, ma la riforma fu necessaria", questo ha detto Mario Monti alle telecamere del programma di La 7 Omnibus domenica 3 maggio.
L'ex premier spiega i motivi che portarono il suo governo a prendere quella decisione che di fatto impedì le rivalutazioni delle pensioni tre volte superiori al minimo inps.
Cosa hanno perso i pensionati allora e cosa potrebbero recuperare oggi? Al di la dei tecnicismi, la sentenza 70/2015 rappresenta una decisione storica. Nei fatti il tanto osteggiato articolo della legge Fornero determinò il mancato adeguamento delle Pensioni all'inflazione e all'indice istat. Mentre i prezzi di ogni cosa salivano per effetto del passare del tempo, i soldi disponibili per i pensionati rimanevano congelati.
Mario Monti giustifica adesso quella decisione dicendo che: "Si evitò il blocco totale degli assegni da emettere per le pensioni". Non tutte le pensioni sono uguali però, perchè il minimo inps nel 2012, anno di blocco dell'adeguamento, corrispondeva ad euro 480,53. Il triplo di questa cifra corrisponde a meno di 1500 euro al mese, non certo una cifra elevata.
M5S: "Restituite il maltolto ai pensionati. Un bene che Violante non fosse eletto alla consulta"
Da più parti piovono immediate repliche alla sentenza della corte costituzionale 70/2015 che ha dichiarato illegittimo il blocco delle pensioni per il biennio 2012-2013. Dal suo sito Beppe Grillo tuona: "Adesso restituite il maltolto ai pensionati".
Il leader del movimento 5 stelle ricorda e sottolinea l'importanza avuta nella battaglia che il movimento portò avanti per opporsi alle legge Fornero. In particolare ricorda la dura opposizione che fecero per impedire l'elezione di Violante alla corte costituzionale a favore invece della professoressa Sciarra, poi eletta a relatrice della storica sentenza.
Il testo della sentenza e la possibilità per i pensionati di avere un indennizzo
La sentenza 70/2015 cita: "L'interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata".
Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio. Risultano, dunque, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale". Da queste parole deriva la possibilità più concreta che chi si è visto togliere un adeguamento spettante per legge possa riavere indietro i soldi persi con un indennizzo. Forse a rate. Rimane certo l'amarezza della considerazione che quando servono tagli, a pagare siano sempre i più deboli. Questa sentenza, oggi, ridona voce a chi spesso non ce l'ha.