Se ne era parlato lo scorso anno di questi tempi alla scorsa fiera riminese Beer Attraction e, in questa edizione che si concluderà domani, è l'argomento all'ordine del giorno: la definizione normativa di birra artigianale che per la sua qualità, sta rivalutando la birra, come si evince dal Manuale della birra del sommelier Giuseppe Vaccarino. Mentre si moltiplicano i microbirrifici che producono un massimo di 200mila ettolitri di birra non pastorizzata e non microfiltrata.
Sono questi i processi tipici che differenziano una birra artigianale da una industriale.
Si tratta della stessa battaglia combattuta dalle distilleria di grappa per farsi riconoscere la dop dell'UE, mentre è notizia di ieri che il famosissimo gelato Grom ha perso la denominazione di prodotto artigianale perché si tratta di una Spa che non può certo definirsi un laboratorio e perché non è fatta in loco, ma nell'azienda in provincia di Torino e da qui si è diffusa in tutto il mondo. Invece la settimana scorsa la piccola distilleria albese Marolo ha cominciato a produrre con essenze autoctone lo storico Vermouth Ulrich.
Tutto questo testimonia la volontà di promuovere le dop, in grado di valorizzare il territorio e rilanciare l'economia. Un esempio è la sagra del Peperone di Carmagnola che ha portato un impatto economico di quasi 3 milioni di euro, con un aumento di circa 5cento mila euro. Nei 10 giorni della manifestazione i visitatori sono stati 250mila, 50mila in più dell'anno scorso. Queste le cifre più rilevanti emerse di un'indagine condotta nel corso di Peperò, così si e chiamata, con un nome più commerciale, la 66ma edizione. Ed è stata un scelta vincente, visto che ha attirato visitatori stranieri, in particolare da Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra, Moldavia e Ucraina. Il suo target è stato un visitatore di età medio alta.
Un giusto marketing per lanciare le eccellenze
Il peperone è tradizionalmente considerato dop cosi come lo sono il cardo e il tapinambour, ai quali sono dedicate altre due sagre autunnali:la storica del cardo di Andezeno e la più recente del ciapinabò di Carignano che stanno avendo sempre più successo sia commerciale che di immagine. Peperoni, cardi e tapinamabour si intingono nella salsa tipica piemontese, a base di aglio, la bagna cauda, anch'essa da promuovere perché poco conosciuta dagli chef stellati. Si è notato che la gente va più volentieri a mangiare una Madama La Piemonteisa, bistecca tipica del cuneese, alla fiera del Bue Grasso di Carrù, che una fiorentina al ristorante. O anche un hamburgher di fassone della rinomata cascina Capello che ha appena aperto un ristorante a Riva di Chieri, mentre sta avendo sempre più successo lo street food.
Per far questo ci vorrebbe un imprenditore come l'appena mancato Renato Bialetti che si è fatto testimonial del proprio caffè, passando alla storia del marketing e del costume come l'omino coi baffi del Carosello, e che è stato inumato in una caffettiera Moka, da lui brevettata, rendendo il suo marchio universalmente noto per la sua esperienza nel campo. Ci stanno pensando anche per la birra artigianale come il cuneese Teo Musso che ha appena pubblicato per Feltrinelli La birra artigianale? Tutta colpa di Teo Musso, in cui parla diffusamente della sua Balladine. Cosi come Grom nel suo libro sul suo gelato Storia di un'amicizia, qualche gelato e molti fiori. Invece Davide Zingarelli della Sora Lamà, altra birra di artigianale che si produce ai piedi della Sacra di San Michele, intende scrivere un libro che descriva lui come imprenditore, visto che, come Bialetti, produce non solo birra, ma anche microbirrifici e impianti per conto terzi.