A margine di un convegno su innovazione e tecnologia organizzato questo martedì 11 luglio dalla UIL a Roma, Blasting News ha intervistato in esclusiva Tiziano Treu, docente di diritto del lavoro, ex ministro e attualmente presidente del CNEL. Ecco che cosa ci ha detto.
Treu: 'Allungamento automatico età pensioni avviene ovunque, bene APE sociale'
Professor Treu, uno dei temi economici più caldi in questi giorni è il possibile nuovo aumento dell'età pensionabile, lei cosa pensa a riguardo?
"Intanto va precisato che non si tratta di un'ulteriore riforma delle Pensioni dato che ve ne sono state già abbastanza.
C'è un eventuale allungamento automatico del termine ultimo in rapporto all'aspettativa di vita: questo è un aggiustamento periodico che si fa in tutti i paesi. C'è qualche discussione in proposito ma credo che sia una tendenza assolutamente comune a tutti i paesi. Invece ci sono gli interventi come i vari tipi di APE che sono a mio avviso importanti perché permettono, ferma la tendenza all'allungamento, di risolvere situazioni obiettive di disagio come quelle di persone disoccupate, con carichi familiari etc.. In particolare l'APE sociale mi pare una soluzione molto positiva perché permette di guadagnare 3 anni e anche oltre, senza perdite di pensione e con un aiuto pubblico che è giusto".
'Idea che i vecchi portino via i posti di lavoro ai giovani non è vera, serve che riprenda la crescita'
Guardando alle giovani generazioni non crede che un allungamento dell'età pensionabile possa penalizzare nuovi ingressi nel mondo del lavoro?
"Purtroppo con riferimento al problema delle pensioni, questa idea che i vecchi portino via i posti di lavoro ai giovani non è vera: non è proprio così. Certo, se l'economia è stagnante togli a uno e dai a un altro, ma siamo comunque malmessi tutti. Il problema vero è che serve che riprenda la crescita in modo un po' più robusto di quello che abbiamo avuto fino ad adesso. Dieci anni di stasi o addirittura di recessione sono stati un massacro per tutti, in particolare per i giovani: chi era dentro la porta più o meno è rimasto dentro, magari stando un po' peggio e con qualche ammortizzatore sociale, ma chi era fuori dalla porta è rimasto fuori.
Quindi il vero problema è come si crea lavoro per i giovani".
'Nuovi voucher servono per normare lavoro accessorio, ma non è questo il problema generale. Servono investimenti'
Cosa pensa dei "nuovi voucher" che regolano i tipi di lavoro temporaneo e occasionale?
"I voucher sono dei riempitivi con una piccola incidenza nel complesso mondo del mercato del lavoro. Perché per le famiglie rispondono a bisogni di cura delle persone, dei figli e degli anziani, e su questo tema non ci sono polemiche, dato che riguardano importi modesti e ci sono in tutti i paesi. Per le imprese si è discusso molto e la soluzione che alla fine è stata adottata mi sembra ragionevole, perché si è detto che essa è una forma semplice che va bene per le piccole imprese.
Le piccole imprese per fare un contratto normale devono chiedere a un consulente del lavoro perché magari non sanno farlo e perdono tempo, mentre con questo strumento hanno un sistema facile e controllato per cui l'Inps fa i calcoli e gestisce il rapporto. Proviamo a vedere come va: dovrebbe essere però anche questo uno strumento ad uso molto limitato e infatti c'è un tetto sia per il lavoratore che per le imprese. Quindi si tratta davvero di normare il lavoro accessorio, che non è però il problema generale del lavoro in Italia".
E qual è secondo lei il problema del lavoro? Di cosa necessità questo Paese per ripartire davvero?
"Il problema del lavoro è avere una crescita buona e stabile. L'Italia ha bisogno di investimenti buoni nelle industrie del futuro, sia da parte del pubblico che del privato: entrambi stanno facendo poco e possono fare di più".