Una vendemmia con più ombre che luci a livello nazionale. Il 2017, in generale, è stato un annus horribilis per le uve del nostro Paese. La produzione totale sarà di 40,02 milioni di ettolitri, con un calo netto rispetto allo scorso anno, che si attesta attorno al 26%.
Il risultato di quest’anno è uno dei più negativi degli ultimi cinquant’anni, posizionandosi tra i primi sei cali a partire dal 1947.
Inoltre, i cali delle rese sono stati di oltre il 20% in quasi tutte le regioni italiane.
Addirittura in alcune di esse si sono toccati decrementi produttivi intorno al 35-40%, come in Umbria e in Sicilia. Le altre zone d’Italia si attestano attorno al 30%, come Toscana, Abruzzo, Puglia, Molise, Liguria, Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta, al 25% nelle Marche e in Lombardia, del 20% in Sardegna. Invece in Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Veneto del 15%, in Trentino del 10%. In controtendenza la Campania dove si registra l’unico aumento, seppur contenuto al 5%.
Scarsa quantità, grande qualità (ma con riserva)
A fare da contrasto con l’indiscutibile diminuzione della quantità di uve, c’è un aspetto positivo da riscontrare.
Le uve risulteranno con buona gradazione di zucchero, unita ad una acidità non particolarmente elevata.
La scarsità d’acqua di questo periodo ha paradossalmente favorito la quasi assenza di fitopatie (peronospora e oidio), oltre alla possibilità di non effettuare trattamenti fitosanitari. Ciò consentirà un notevole risparmio per i produttori, senza intaccare particolarmente la qualità delle uve.
Il caldo pari abbia dato come risultato una maggiore concentrazione di zuccheri, però occorre guardare anche allo squilibrio tra gli elementi presenti nell'acino. Non tutti sono concordi nel sostenere la tesi della bassa acidità. Anzi c'è chi afferma il contrario, che non vuole fare da cassa di risonanza dell'ottimismo, seguendo logiche di mercato, come affermato da Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi.
Italia mantiene primato mondiale di produzione
Il vino italiano, nonostante i risultati produttivi sotto le aspettative, continua ad aumentare la sua richiesta all’estero. Nei primi cinque mesi del 2017 le esportazioni del vino hanno fatto registrare un incremento del 6,4% in valore e del 6,2% in volume.
Comunque, anche per questa stagione, l’Italia manterrà il primato nella produzione mondiale, dato che la Francia si fermerà a quota 37,2 milioni di ettolitri, mentre la Spagna ancora a livelli più inferiori sui 35-36 milioni.