Dopo il Forum di Pechino Belt and Road tenutosi nel mese di maggio di quest’anno, in questi giorni Il vertice dei paesi in via di sviluppo a Xiamen utile alla realizzazione del progetto discusso a Pechino. Al vertice Bircs si è parlato della innovativa idea di globalizzazione capitanata dall’imperialismo cinese e dalla Russia. One Belt One Road è un progetto più che ambizioso che vede uniti xi jinping e Vladimir Putin i due leader dei colossi Cina e Russia. “Si tratta di una grandiosa iniziativa che intende connettere la Cina con l’Europa occidentale lungo una linea ferroviaria di 2.500 chilometri attraverso il Kazakistan, collegando inoltre Cina, Europa, Turchia e Medio Oriente, essa creerà un corridoio economico che favorirà la stabilità e la sicurezza energetica, oltre a ridurre drasticamente il tempo di trasporto delle merci” (fonte Cesem).
One Belt One Road
I due paesi auspicano a un BRICS Plus, cercando la partecipazione e l’adesione dei paesi utili, quali per esempio il Tagikistan, alla realizzazione del progetto OBOR (One Belt One Road initiative), includendo anche altri paesi in via di sviluppo quali Kenya, Messico e Thailandia non strategicamente utili al progetto, ma sicuramente utili alla sempre maggiore espansione economica soprattutto della Cina, che deve collocare i suoi prodotti notoriamente ‘tossici’ in sovrapproduzione.
Nuovo piano Marshall?
Cioè qualcosa di simile al piano economico-politico proposto e attuato dagli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale per la ricostruzione dell’Europa, che ha reso succube, in particolare l’Italia, all’egemonia degli Stati Uniti fino quasi ai nostri giorni?
Gli esperti e osservatori internazionali dicono di no, visto che Cina e Russia promettono di lasciare potere decisionale ai paesi coinvolti nella nuova globalizzazione. Per il momento i leader africani, per esempio, che hanno chiesto di creare una partnership e avere voce in capitolo sulla realizzazione delle opere sul proprio territorio da parte della Cina, Nuova via della Seta, non hanno ricevuto ancora risposte adeguate.
L’intento di Cina e Russia sarebbe dunque di “pace cooperazione e sviluppo”, ma chi ci crede? Chiariamo, semmai ce ne fosse bisogno, che la Cina non è un paese democratico che Putin è l’ex capo del KGB e anche il maggiore fornitore di armi di alcuni dei paesi coinvolti nel progetto. La Cina esporta per lo più prodotti tossici e pericolosi, certo forse con l’acquisizione della tecnologia e delle eccellenze europee le cose cambieranno, ma per il momento è così.
A dispetto quindi degli esperti sembrerebbe proprio una sorta di piano Marshall globale. La storia si ripete con l’asse spostato verso l’egemonia della Cina e il pseudo controllo della Russia. Si rispetteranno le sovranità nazionali? O subdolamente la Cina e la Russia pretenderanno anche un alleanza tipo il patto NATO, l’Alleanza Atlantica per la difesa voluto nel 1949 dagli Stati Uniti, che allora poteva avere un senso dovuto alla guerra fredda per costituire il blocco occidentale, ma che ora non ha più senso, almeno non così strutturato e che sembra piuttosto qualcosa di simile all’occupazione da parte degli USA dell’isola di Guam? Tanto rumore per il disarmo, ma intanto le istallazioni militari NATO restano, e Cina e Russia saranno costrette ad inventarsi qualcosa di simile per difendere i propri investimenti alcuni dei quali fatti in paesi per nulla stabili né economicamente né politicamente e con regimi dittatoriali, inoltre molto esposti al terrorismo islamico, quali Turchia, Kazakhstan, Turkmenistan e Uzbekistan per citarne alcuni.
La crisi Nord Coreana alla luce di ciò è evidentemente utile solo agli Stati Uniti
Gli Stati Uniti nessuna voce in capitolo sulla strategica nuova globalizzazione ed è proprio questo il motivo che li spinge a inasprire i rapporti con Pyongyang e a non cercare una soluzione diplomatica, ma anzi a creare sempre maggiore tensione.
La guerra che farebbe comodo solo agli Stati Uniti
Sia per continuare a vendere gli scudi antimissilistici Thaad, (Terminal High Altitude Area Defense) sia e soprattutto per distogliere la Cina dall’ambizioso progetto Belt and Road, la appunto ‘innovativa’ idea di globalizzazione il cui vertice si è tenuto a Pechino nel mese di maggio di quest’anno, cercando forse di frenare con una eventuale guerra la inesorabile ascesa di questo Impero.
Con queste premesse, paradossalmente e neanche tanto, è più pericolosa la mentalità guerrafondaia di Trump che quella di Kim Jong-un.
Kim sarebbe disposto ad una mediazione?
Molto probabilmente sì ed è forse per questo che continua a provocare con i suoi test nucleari contravvenendo ai trattati internazionali di denuclearizzazione. A Kim Jong-un forse basterebbe che il suo paese fosse considerato come Stato sovrano in grado di mantenere gli equilibri anche con la Corea del Sud e di non essere quindi più isolato dalla comunità internazionale senza nessuna possibilità di dialogo. Forse con la rassicurazione di non invasione da parte della Corea del Sud, appoggiata dagli USA , sarebbe anche disposto ad un trattato di pace e collaborazione con Seul ed in generale con le comunità internazionali.
Non è certo il primo né l’ultimo dittatore del mondo, come dimostrano anche i regimi dell' Asia centrale, e gli Stati Uniti in particolare ne sanno qualcosa avendo appoggiato storicamente dittatori anche peggiori di lui.
Per concludere credere nella riuscita di questo nuovo mastodontico progetto mi pare risulti difficile, forse in parte proprio per la instabilità e per i regimi dittatoriali di molti dei paesi coinvolti.