A causa dell'emergenza Coronavirus cresce la preoccupazione del futuro della nostra economia e ci si chiede se nei supermercati potrebbero scarseggiare beni di prima necessità come la farina. A fare chiarezza sulla questione è Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, in un'intervista rilasciata ad Agi (Agenzia Giornalistica Italiana). Torlizzi crede che in futuro potrebbe esserci un periodo di stagflazione, ovvero una fase di stagnazione economica unita ad un vertiginoso aumento dei prezzi a causa dell'inflazione.

Egli afferma che questa è una vera e propria bomba ad orologeria che le misure speciali adottate in questo periodo di crisi da Europa e Italia, non sembrano essere in grado di disinnescare perché sarebbero troppo lente o troppo deboli.

Perché non si trova la farina?

Torlizzi afferma che "le rivolte sociali sono sempre partite dal pane" e che fra poco potremmo trovarci con i prezzi degli alimentari alle stelle e un gran numero di disoccupati che non potrà permetterseli.

L'aumento del prezzo del grano potrebbe avere ripercussioni anche sulle altre commodity (materie prime). I prezzi delle derrate alimentari sono calati per decenni, arrivando al 31 marzo del 2008 con il 55% in meno del proprio valore.

Questo ha portato molti produttori a chiudere i battenti o a riconvertire le proprie imprese, siccome produrre questo genere di beni era diventato sempre meno conveniente per loro.

La diminuzione della domanda e il calo dei prezzi hanno portato ad una drastica diminuzione dell'offerta di grano. Ma, negli ultimi giorni, la domanda di farina è salita vertiginosamente e l'offerta non è riuscita a rispondere a quanto chiesto dal mercato.

Questo ha portato ad un aumento dei prezzi delle commodity che potrebbe ripercuotersi su tutto il mercato alimentare.

Il prezzo del grano

Nell'ultimo decennio, per stabilizzare i prezzi, la produzione di grano è stata diminuita. L'emergenza Coronavirus ha causato problemi ai trasporti e ha portato ad una diminuzione sempre crescente delle scorte dei produttori.

Per questo il prezzo del grano in una sola settimana è aumentato del 12%. Nel breve periodo, con la fine del lockdown la stabilizzazione delle misure governative porterà ad una ripresa sempre crescente dei consumi, che il mercato alimentare non sarebbe in grado supportare.

Tutto questo potrebbe scaturire in un aumento vertiginoso dei prezzi dei generi alimentari, cosa che per Torlizzi potrebbe condurre la popolazione ad un periodo critico di stagflazione, soprattutto in paesi come l'Italia i cui provvedimenti presi per combattere l'emergenza Coronavirus sono lenti. Infatti, alla fine del lockdown potrebbe esserci un'ecatombe di piccole e medie imprese che potrebbe portare ad una disoccupazione sempre crescente.

Per Torlizzi dobbiamo stare molto attenti, siccome la maggior parte delle rivolte "sono sempre partite dal pane". Infatti, durante periodi di ripresa economica, l'impennata dei prezzi non ha mai rappresentato un vero e proprio problema. Ma la nostra ripresa economica con ogni probabilità avverrà grazie a dei prestiti condizionati, che nell'arco di qualche anno si tradurranno in un aumento delle tasse per ripagarli.

Inoltre, il Vietnam ha sospeso le esportazioni di riso, mentre in Europa l'Ucraina e la Russia stanno ponderando se limitare le esportazioni di grano. Il Kazakhstan, intanto, ha già interrotto l'export di farina, zucchero e patate.

La benzina e il rame

C'è un altro punto della questione "prezzi" che deve essere affrontato secondo il fondatore di T-Commodity e di cui si è sentito parlare nel corso degli ultimi giorni, ovvero il prezzo della benzina.

In un rapporto di Goldman Sachs si afferma che il prezzo a barile del Wti (una tipologia di petrolio prodotta in Texas) è sceso, arrivando a 10 dollari.

Si prospetta che per fine anno questo potrebbe arrivare anche ai 55 dollari.

Oltre alla benzina preoccupa anche l'aumento del prezzo di alcuni metalli, come il rame, fondamentale sia per l'edilizia che per l'elettronica. Attualmente le aziende che si occupano dell'estrazione di questi metalli si sono fermate e quando ripartiranno i prezzi potrebbero salire alle stelle, con delle ripercussioni che ovviamente si abbatteranno sul prodotto finale.

Come riporta il Sole 24 Ore, il protezionismo verso cui gli stati stanno virando ha spinto la FAO a lanciare un allarme, poiché potrebbe portare ad una vera e propria crisi alimentare.