Il dolore e la rabbia provocati dagli attentati del 13 novembre a Parigi stanno disegnando un nuovo mondo dopo Isis. Stupisce la nascita immediata di nuove alleanze per fermare un nemico in comune, l’organizzazione di terroristi del Califfato islamico. “Amicizie” e coalizioni sorte da una circostanza drammatica e che hanno una base molto fragile per durare a lungo.
L’abbraccio tra Francia e Regno Unito
Il presidente François Hollande e il premier britannico David Cameron hanno depositato una rosa ogniuno davanti al teatro Bataclan, dove il 13 novembre sono stati uccisi 89 ragazzi in un concerto rock.
La Francia ha cercato il sostegno degli Stati Uniti e ha trovato un appoggio anche nel Regno Unito. Nel vertice di ieri il premier britannico ha confermato l’offerta di collaborare nella lotta contro il gruppo jihadista e ha detto che il suo Paese farà il possibile per aiutare la Francia perché la minaccia terrorista è un male in comune. Come primo gesto pratico, ha messo a disposizione la base militare britannica a Cipro.
“Sostengo l’azione di Hollande nella lotta contro Isis e sono convinto che il Regno Unito deve fare lo stesso”, ha detto Cameron. Resta capire cosa decidirà il Parlamento.
I limiti del sostegno americano
E poi ci sono i sempre solidali Stati Uniti, che questa volta però hanno chiarito i limiti delle loro azioni dall’inizio. Si darà un contributo all’intervento militare, ma solo con i droni. Niente truppe di terra. Secondo il segretario di Stato John Kerry, “l’Isis sta perdendo terreno in Medio Oriente e la coalizione di Occidente sta vincendo sui terroristi”. “Il livello di cooperazione potrebbe essere maggiore - ha detto Kerry – siamo d’accordo sullo scambio di informazione e sono convinto che nelle prossime settimane Daesh (Isis in arabo) sentirà la pressione”.
Kerry ha confermato che Hollande e Obama si incontreranno la prossima settimana.
Il nuovo amico russo
Mentre quelle tra la Francia, Regno Unito e Stati Uniti sembrano naturali, quella stretta di mano tra l’Unione Europea e il presidente russo Vladimir Putin è sorprendente. Come ricorda l’analista Moises Naim, l’Ue ha un doppio difficile compito. La mattina si sveglia è deve lottare contro il terrorismo islamico, mentre la sera si deve impegnare a contenere i deliri imperialisti della Russia. Così, l’inevitabile collaborazione con Putin diventa complessa e difficile da gestire: da una parte l’Ue si siede al tavolo per ideare una strategia comune di difesa e dall’altra deve mantenere il braccio di ferro per la crisi in Ucraina.
Il ruolo dell’Iran
Le sanzioni economiche imposte alla Russia, che hanno spinto a un profondo peggioramento dell’economia e a una perdita del 1% del Pil, sembrerebbero avere una corta vita.
L’Isis è anche riuscito a fare incontrare due rivali di sempre: gli Stati Uniti e l’Iran. Tutto per coordinare azioni militari in Siria e Iraq. Inoltre, ha fatto incontrare anche la Russia e l’Iran per difendere il regime di Bashar al Assad, lasciando rivalità e diffidenze da parte.
In questo modo Putin è riuscito a fare quello che vertici, riunioni e negoziati non sono riusciti a fare: creare un’Europa unita e capace di prendere decisioni comuni in materia di politica estera.