Biologico: questa parola è ormai diventata di uso comune quando si parla di frutta e verdura ed è sinonimo di standard qualitativi alti e di condizioni del terreno ben precise. Per disciplinare meglio il concetto di bio in Europa, l’Ue ha proposto una nuova normativa che non è stata gradita dai coltivatori italiani.
Le norme restrittive introdotte, secondo la CIA, non sarebbero infatti vantaggiose per l’agricoltura italiana e neppure per i consumatori dal momento che non vanno a stabilire parametri rigidi circa quello che forse è l’aspetto più importante quando si parla di biologico: la contaminazione da pesticidi.
Una normativa che danneggia l’Italia e non migliora la qualità per i consumatori
Secondo la Confederazione degli agricoltori italiani (CIA), il bel paese uscirebbe danneggiato da questa riforma che penalizzerebbe i nostri coltivatori, nonostante siano tra i primi al mondo per quanto riguarda il rispetto dei disciplinari.
Inoltre, non regolamentando un aspetto fondamentale come la contaminazione dei prodotti e del terreno non si crea nessun tipo di vantaggio per i consumatori. Insomma, in un paese dove il biologico rappresenta una buona fetta della produttività agricola, ci sarebbero più svantaggi che vantaggi.
Cia: non approvare la riforma
La CIA sta cercando di fare pressione sulla commissione parlamentare per l’Agricoltura, affinché non faccia passare questa normativa spingendo per una modifica sostanziale della riforma. Attualmente, infatti, è previsto che per ottenere l’etichetta “bio” la maggior parte degli ingredienti deve essere proveniente da agricoltura biologica riducendo quindi l’aspetto a un discorso di percentuale piuttosto che di qualità.
La confederazione chiede responsabilità al parlamento verso un settore in crescita costante che, in Italia, costituisce il 15% dell'agricoltura.
Biologico significa un giro d’affari miliardario per l’UE
L’agricoltura bio all’interno dell’Unione Europea produce introiti da capogiro. Le cifre stimate sono di 27 miliardi di euro all’anno e il trend è davvero dinamico. Nonostante vi sia una crescita costante in termini di volume d’affari, le norme che regolano il settore sono troppo datate: alcune hanno oltre dieci anni. Decisamente troppi. Inoltre, se anche la nuova normativa venisse approvata entrerebbe in vigore tra circa 4 anni. Insomma, ci sarà ancora da aspettare, sperando che per una volta le idee siano chiare.