Il 13 novembre scorso, i ministri degli esteri e della difesa di 23 Stati membri dell’Unione europea hanno sottoscritto una dichiarazione comune per l’avvio della PeSCo, cioè una politica europea di difesa dotata di un esercito comune. È il primo atto veramente politico posto in essere dai paesi appartenenti all’unione economica.
Atto politico di un’unione economica
La dichiarazione non vincola la totalità degli Stati appartenenti all’unione ma soltanto alcuni di essi. Tecnicamente, quindi, rientra negli atti che il diritto europeo definisce di cooperazione rafforzata.
Anche l’introduzione dell’euro e gli accordi di Schengen hanno seguito una simile procedura. Naturalmente, i partiti euroscettici hanno buon gioco a ribattezzare l’evento come un esempio di cooperazione indebolita e non rafforzata. Ma hanno torto.
In primo luogo, perché gli stati rimasti fuori dalla PeSCo (Portogallo, Irlanda, Danimarca e, Malta) sono una minoranza e hanno un limitato peso politico negli equilibri di Bruxelles. Non è escluso che la loro adesione possa avvenire in un secondo momento. Inoltre, perché i processi di cooperazione rafforzata sono aperti anche all’adesione di stati non facenti parte dell’unione: a Schengen, infatti, aderiscono anche Islanda, Norvegia e Svizzera. Ma, soprattutto, per ragioni storiche.
L’unione politica europea, un sogno d’altri tempi
Nelle intenzioni dei padri fondatori dell’Unione, l’integrazione europea doveva essere semplicemente politica. Alle finalità economiche ci si giunse in un momento successivo. Si ripiegò, infatti, su una unione economica solo dopo il fallimento dei primi tentativi di unione politica e di difesa comune.
I politici di allora speravano in tal modo che, alla lunga, la costruzione di un’economia e di una moneta comune li avrebbe facilitati.
Tra i primi atti dei sei stati fondatori della UE, ci fu la firma del trattato della Ced-Comunità europea di difesa (1952). Già allora era prevista la costituzione di un esercito unico tra le forze armate di Italia, Francia, Germania occidentale e dei paesi del Benelux.
Purtroppo, nella tarda estate del 1954, il parlamento francese non ratificò il trattato istitutivo, mandandolo a monte.
Brexit, terrorismo islamico e l’avvento di Trump hanno mutato gli scenari
Da allora, molta acqua è transitata sotto i ponti dei grandi fiumi europei. La Comunità economica venne alla luce e con i Trattati di Roma del 1957. In seguito si è trasformò in Unione, sino a raggiungere i 28 stati componenti. Le idee di unione politica e di difesa comune dei padri fondatori, tuttavia, non furono mai riproposte. Si pensava che bastasse la Nato a fare da “ombrello” alle minacce esterne e che fosse la grande democrazia degli Stati Uniti a fornire al continente il proprio supporto politico-militare.
Nacquero i partiti euroscettici.
Negli ultimi anni, l’escalation del terrorismo islamico parve minacciare le stesse basi ideologiche delle democrazie europee. L’anno scorso il referendum per la Brexit, sembrò aver dato un serio colpo alle istanze europeistiche. Paradossalmente, invece, sono stati proprio questi due fattori a spingere gli Stati verso un progetto di difesa comune. La Gran Bretagna, infatti, quando era membro della UE, lo aveva sempre osteggiato. Infine, il disimpegno degli Stati Uniti di Donald Trump dalle responsabilità europee, in nome dello slogan “America first”, ha fatto il resto.
Cosa prevede la dichiarazione
La firma della dichiarazione significa che i 23 Stati spenderanno di più per la difesa ma razionalizzando costi e standard.
È prevista, inoltre, la definizione di uno spazio comune di cybersicurezza. Si sono poste finalmente le basi per un esercito comune con il quale intervenire, finalmente uniti, nelle aree di crisi internazionale.
È solo un primissimo passo. Non è ancora chiaro quale sarà l’ente o l’istituzione titolare dell’esercito comune e sarebbe grave se le unità militari dovessero far riferimento a una pluralità di comandi. Ma, solo per aver sottoscritto una dichiarazione storica, la firma dei ministri europei del 13 ottobre può essere considerata già un miracolo. Il resto verrà di conseguenza.