Fine di un'epoca.
I cittadini europei che si recano nel Regno Unito nella remota speranza di trovare lavoro non saranno più, dopo la Brexit del prossimo anno, i benvoluti.
Largo spazio invece a quei professionisti qualificati che contribuiscono a rendere l'economia del Regno Unito più prospera.
Così si è espressa, ieri, Theresa May, la premier conservatrice inglese. La May, con le sue parole, ha voluto rassicurare tanto i Leavers (i sostenitori della Brexit nel quesito referendario del 2016) quanto le frange più euroscettiche del suo partito sulle future politiche dell'immigrazione che saranno portate avanti dal governo di Londra.
Nei giorni scorsi, infatti, tanto il ministro per la Brexit, David Davis, quanto quello degli esteri, Boris Johnson, avevano rassegnato le proprie dimissioni in polemica con la troppa morbidezza dimostrata dal primo ministro inglese sul tema.
Di fronte al rischio di una spaccatura ancora più seria dell'esecutivo, la May è così corsa ai ripari riposizionandosi su posizioni dure.
La fine della libera circolazione delle persone significherà, anche, un controllo ancora più pieno dei propri confini esercitato da Londra e la fine del sogno di molti cittadini europei di trasferirsi, senza aver prima trovato un lavoro, nel Regno Unito.
Theresa May ha anche chiarito come la Brexit significherà anche la possibilità, per il Regno Unito, di siglare autonomamente i propri accordi commerciali con altri Paesi del mondo.
Un futuro incerto
Malgrado le parole della May cosa accadrà al Regno Unito dopo il 29 marzo 2019, data della Brexit, è tutto da decifrare.
Bisogna ricordare, infatti, che nessuno Stato Membro ha mai abbandonato l'Unione Europea e gli effetti sull'economia inglese dovranno essere valutati a tempo debito.
Lo stesso atteggiamento della premier inglese, oscillante tra orientamenti moderati e duri, ha contribuito ad aggiungere ulteriore incertezza agli sviluppi politici.
La May, bisogna dirlo, si trova nella difficile posizione di dover bilanciare fazioni contrapposte all'interno del Partito Conservatore, divise tra sostenitori di una Brexit più morbida, con il mantenimento di alcuni legami con Bruxelles e fautori di una Hard Brexit, cioè di un'uscita dall'Unione Europea senza alcun accordo e senza il mantenimento di alcun legame.
Il fatto che i conservatori non abbiano una maggioranza parlamentare autonoma aggiunge al quadro complessivo ulteriori elementi di incertezza.