L'Università di Padova ha in programma la formazione "mediatori" per gestire i flussi migratori: i mediatori interverranno per coordinare gli interventi pubblici, oggi frantumati di fronte alle emergenze, e ridurre i conflitti, creando comunità tra i residenti ed i migranti. Si tratta di un corso specifico, sviluppato all'interno del Master in mediazione. Insomma un sistema che permetta di andare oltre l'emergenza, all'organizzazione.

"Le migrazioni sono un fenomeno ineludibile"- spiega il professor Giampiero Turchi, direttore del Master. "Gli sbarchi quotidiani ci indicano chiaramente come non sia sostenibile affrontare gli eventi in regime di "emergenza". L'emergenza è una condizione momentanea, non cronica, qui si sta cronicizzando. Pertanto occorre giocare d'anticipo e dotarsi di metodi e strumenti che ci permettano di gestire questi eventi come accadimenti, non come problemi. E questo è possibile se ragioniamo in un'ottica di squadra anziché di comparti stagni. Finora gli Stati hanno fatto fronte divisi, costretti dalle emergenze.

Questo avrebbe dovuto darci almeno motivo di costruire delle reti di collegamento tra i soggetti che intervervengono, ed anche per "far sentire" l'unità e l'utilità di sentirsi europei, cosa che non è avvenuta".

Non solo gli Stati sono divisi: tragedie come quelle accadute a Lampedusa il 3 Ottobre del 2013 (366 morti in mare accertati) vedono sul campo, a fronteggiare i disastri, le organizzazioni pubbliche (guardia costiera, marineria, sanitari), i comuni, i cittadini, le comunità come quella dei pescatori. Una risposta generosa ma frammentata, e centrata sull'emergenza. "Anche il dibattito politico perde di vista orizzonti più ampi"- continua il professor Turchi, "innanzi tutto quella dei modi e degli strumenti per la gestione e per l'anticipazione di scenari come quelli che si consumano nelle acque del nostro Mediterraneo, per tutelare la Comunità accogliente e il migrante".

E qui la proposta dell'Università di Padova: formare dei professionisti da inserire nei ruoli di collegamento, specialisti che siano in grado di instaurare delle "buone prassi", una metodologia precisa che consenta interventi efficaci. Secondo i promotori del Master l'intervento con progetti coordinati, che sappiano generare dialogo e lavorare ricorrendo al sistema dei servizi del territorio (comprese le cosiddette reti informali) consentirebbe appunto di costruire prassi che ne rendano possibile il miglioramento, in quanto si è in grado di valutarne il grado di efficacia). "Buone prassi" che poi potrebbero essere esportate non solo nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma in tutta Europa.