È grave il ritardo occupazionale delle donne italiane rispetto agli uomini e alla media europea. Il tasso di occupazione femminile in Italia non raggiunge infatti il 50%, cioè 12 punti percentuali sotto la media dei paesi UE, e al Sud il divario aumenta fino a raggiungere i 21 punti sotto la media europea.

Sulla disoccupazione il gap è minore, ma sussiste: secondo i dati Istat il tasso di disoccupazione maschile si attesta sul 12,5%, quello femminile al 13,6%. Le cause sono molteplici, ma ci sono problemi oggettivi di infrastrutture che mancano: in Italia solo il 18% dei bambini trova posto negli asili nido pubblici, rendendo difficile coniugare impiego e famiglia.

Inoltre, dopo il primo figlio, in Italia la metà delle donne non lavora, almeno ufficialmente.

Guardando l'evoluzione storica negli anni della crisi dell'occupazione femminile emerge un dato interessante: dal 2007 al 2013 l'occupazione maschile è diminuita di 7 punti percentuali, quella femminile solo dell'1%. Insomma: ci sono state molte donne che hanno perso il lavoro, ma anche molte altre che hanno deciso di entrare nella quota attiva della popolazione, cercare lavoro, e in molti casi trovarlo. E' accaduto che la crisi ha colpito prevalentemente il settore manifatturiero, gli operai, in maggioranza uomini, piuttosto dei servizi, per esempio le occupazioni di servizio alla persona, spesso appannaggio femminile.

Tra le occupazioni in crescita infatti ci sono le badanti (non più solo straniere), infermiere, addette nel settore della ristorazione e del turismo.

Cresce inoltre il numero di donne alla guida di aziende. Secondo i dati del Censis oggi quasi un quarto delle imprese italiane ha alla guida una donna, con un aumento di oltre 10mila unità in due anni.

E più in generale crescono le responsabilità femminili nella gerarchia dei posti di comando.

Oggi in Italia 6,2 milioni di occupati riferiscono a un capo donna (e, di questi, 3,2 milioni sono uomini). Il 67% dei lavoratori maschi con un capo donna ritiene che non ci siano differenze attribuibili al genere, e il 15% di loro pensa che la donna capo sia meglio. Più ambiziose, più precise, più responsabili e anche più emotive: sono questi i tratti che, secondo i maschi, caratterizzano le donne rispetto ai colleghi uomini nel lavoro.