Con ogni probabilità il prossimo Consiglio dei Ministri del 29 agosto non si occuperà di trovare una soluzione al problema degli insegnanti e del personale ATA quota 96, nonostante il varo del pacchetto Scuola e di una riforma più ampia nel campo dell'istruzione pubblica. A queste conclusioni sono arrivati diversi organi di stampa dopo le indiscrezioni circolate su Facebook, a conferma che per quanto concerne le questioni di welfare pensionistico il Governo darà la priorità agli esodati e a coloro che sono rimasti senza reddito da attività lavorativa.

Il pacchetto scuola riorganizzerà il personale ma approfondirà in un secondo momento il tema dell'uscita dal lavoro.

Le prime reazioni degli insegnanti sono di grande delusione

Come prevedibile, molti insegnanti sarebbero rimasti delusi davanti alle parole del Ministro Giannini pronunciate a margine del meeting CL di Rimini. In via informale la responsabile dell'esecutivo per l'istruzione avrebbe affermato che agli insegnanti e ai lavoratori pubblici verrebbe richiesto di contribuire con qualche anno in più di lavoro al rilancio del settore scolastico. È chiaro che una simile considerazione non tiene però conto dell'ingiustizia subita dai lavoratori, visto che a partire dal 2011 hanno già rinunciato a tre anni di pensionamento e ora si vedrebbero ulteriormente penalizzati dalla mancanza d'intervento del Governo.

Senza sanatoria, l'ultima speranza è nell'ipotesi dei sindacati

Se il Governo non interverrà in modo diretto sulla questione entro fine agosto, molti insegnanti si troveranno a dover iniziare un nuovo anno scolastico a partire da settembre. Uno scenario che sembrava letteralmente scongiurato fino a quando nelle scorse settimane non è stato eliminato un apposito emendamento risolutivo dalla riforma della pubblica amministrazione. Ora le speranze dei lavoratori si dirottano sulla recente proposta dei sindacati, che hanno suggerito all'Inps di accettare le domande di pensionamento in via scaglionata, così da risolvere la questione entro due anni senza produrre un aggravio eccessivo sui conti pubblici.