In un articolo pubblicato da Il Giornale emergono alcune anticipazioni sul futuro piano del governo per le pensioni. A riaprire la discussione è stavolta l'ex ministro di centro destra Maurizio Sacconi. Lentamente la riforma delle Pensioni comincia a muovere i suoi primi passi ed è singolare che a riparlare di flessibilità stavolta sia il Ncd che è il principale alleato del Pd.

La proposta di Sacconi

Sono due le proposte che l'ex ministro Sacconi ha presentato all'attuale ministro del Tesoro Giuliano Poletti. Una di queste vorrebbe che nel caso il dipendente e il datore di lavoro si trovassero d'accordo su un prepensionamento sia l'azienda stessa a pagare la differenza di contributi del lavoratore. Inoltre si potrebbe rendere più conveniente riscattare la laurea. In questo modo, continua nella sua analisi il quotidiano milanese, si avrebbero due risultati positivi. Il primo e più importante dei due riguarda il risparmio che si conseguirebbe in tema di previdenza aumentando le risorse a disposizione.

L'altro è che chi rimane disoccupato e non ha raggiunto ancora i necessari requisiti per uscire anticipatamente dal lavoro, potrebbe essere aiutato.

Rendere più flessibile l'uscita anticipata

Un altra questione che Sacconi affronta è quella di realizzare un documento che possa favorire i calcoli. Per la precisione bisognerebbe che esistesse una sorta di "fascicolo elettronico della vita attiva", dice Sacconi. Così si potrebbe monitorare il conto corrente di previdenza mirando a incoraggiare il lavoratore ad aumentare il suo ammontare contributivo. L'ex ministro è convinto che queste prime misure siano indispensabili per conferire maggiore flessibilità ad una riforma delle pensioni irrigidita dalla Fornero.

Resistenze

Le difficoltà di realizzazione di queste riforme consistono nelle resistenze offerte da un esecutivo che fa presente come si siano già spesi 12 miliardi fino a tutto il 2020 per approvare le sei salvaguardie finora emanate. Anche a Bruxelles storcono la bocca quando si parla di ritoccare i margini della manovra per aiutare chi è rimasto ancora fuori, come denunciano i comitati degli esodati che parlano di altri lavoratori da tutelare con un decreto aggiuntivo.