Si torna a parlare ancora di riforma pensioni, in particolar modo di pensione anticipata e Quota 100. A quanto pare il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, sembra aver ben in mente quale potrebbe essere il futuro del sistema previdenziale italiano, cosa che non sembra essere però collegata al governo Renzi, che pare invece non aver alcuna idea di come concretizzare una maggiore elasticità o di come seguire le indicazioni dei colleghi, o di altri personaggi dell'opposizione.
A tal proposito, in questi giorni è proprio Cesare Damiano ad aver allargato i propri orizzonti. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera, che da tempo divulga proposte per una riforma Pensioni che modifichi la legge Fornero, ha infatti inserito nel suo focus personale anche l'allungamento dell'età pensionabile associato all'aumento dell'aspettativa di vita voluto dal Governo Berlusconi. L'ex ministro del Lavoro pensa che questo filtro vada modificato per favorire il ricambio generazionale senza causare il prolungamento e mantenimento del posto di lavoro da parte dei lavoratori più anziani e con più esperienza.
Pare inoltre che Damiano voglia anche portare gli obiettivi del Presidente dell'Inps Boeri, intenzionato a tagliare le pensioni liquidate con il sistema retributivo ricalcolandole con il contributivo, verso le pensioni liquidate dopo appena 30 anni di contributi.
Riformaa pensioni, la proposta di Matteo Salvini
A dare alito alla questione riforma pensioni, Matteo Salvini si è rivelato puntuale anche su questo argomento, con una nuova proposta per ignorare completamente il problema dell''abolizione della legge Fornero, tanto acclamata anche dal partito del Carroccio con un referendum non accettato dalla Corte Costituzionale. Il leader della Lega Nord, pare abbia riciclato una proposta di Armando Siri, del Partito Italia Nuova, per la quale i neo-lavoratori e quelli che una contribuzione fino a 10 anni potrebbero avere un nuovo sistema che gli consentirebbe di ricevere 1.000 euro di pensione per 14 mensilità dopo aver versato contributi per 40 anni o di 800 euro nel caso di 35 anni.
I lavoratori autonomi, potrebbero invece ricevere una pensione variabile tra i 500 e i 1000 euro. In entrambi i casi non esisterebbe più alcun limite di età. Tale proposta andrebbe anche a far risparmiare sui contributi da versare che si tradurrebbero in minor costi per l'azienda, un salario maggiore e la possibilità di equilibrare meglio gli assegni sociali.