In questi ultimi giorni si susseguono notizie relative alla riforma del sistema previdenziale italiano con diverse ipotesi messe in campo da molte parti politiche, come evidenziato da alcuni articoli pubblicati sul sito internet pensionioggi.it. Giunge in queste ore l'ipotesi di un deputato della Lega Nord, Emanuele Prataviera, relativamente alla possibilità dei lavoratori di scegliere l'accesso o meno al trattamento previdenziale.

Condizione essenziale per lasciare il lavoro è il raggiungimento della cosiddetta Quota 100, somma tra età anagrafica e anni di contribuzione, con il requisito minimo di 35 anni di contributi oppure il raggiungimento di 58 anni di età. A questa proposta si aggiunge la sospensione, per un periodo di 3 anni, dell'adeguamento all'incremento della speranza di vita.

Proposta Damiano: quota 100 con 62 anni e 35 anni di contributi versati

Questa ipotesi allo studio è simile a quella presentata da Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera e importante esponente del Partito Democratico, con la quale si prevede l'introduzione di un sistema di flessibilità, per il periodo che va dal primo gennaio 2016 al 31 dicembre 2021.

Questa ipotesi, come la precedente, ha come punto centrale quello di raggiungere la quota 100 ma con un'età anagrafica di almeno 62 anni e minimo 35 anni di contributi versati. Per i lavoratori autonomi, la quota da raggiungere, invece, è il valore 101 portando l'età minima da raggiungere a 63 anni.

Pronta la modifica del programma 'garanzia giovani'

Intanto, il governo Renzi cerca di attuare quel ricambio generazionale che permetterebbe ai lavoratori più giovani di trovare un posto di lavoro, in questo periodo in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli allarmanti. Relativamente al lavoro giovanile, l'Esecutivo è pronto a modificare il programma denominato 'garanzia giovani', il quale si è dimostrato un flop con moltissimi ragazzi iscritti ma poche proposte di lavoro. Lo stesso ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha confermato la probabile approvazione di decreti ministeriali per cambiare l'impianto della norma.