Le discussioni parlamentari intorno al ddl di riforma scuola 2015 di Renzi stanno procedendo in maniera molto rapida e sono realmente pochi - e considerati poco significativi - gli emendamenti che sono stati accolti. I nodi più critici della "Buona Scuola" non sono stati toccati: restano i "poteri" del preside-manager, il quale potrà scegliere, mediante colloquio, i docenti pescando all'interno di un albo territoriale; resta l'assunzione soltanto per le GaE e i vincitori del concorso 2012, mentre per i docenti abilitati TFA e PAS resta soltanto il "contentino" del concorso scuola 2015, l'ennesimo di una carriera infinita, come denunciano gli interessati.
Se, però, il governo Renzi sta riuscendo ad imporre la propria linea, è anche vero che la mobilitazione contro la riforma sembra essersi arenata: le ultime proposte dei Cobas sul blocco scrutini e su una grande manifestazione per il 7 giugno sembrano essere cadute già nel dimenticatoio.
Approvazione dell'articolo 10 della riforma scuola 2015 di Renzi: news al 20-05
Nella giornata di ieri è stato approvato l'articolo 10 della riforma scuola 2015, quello che regola il meccanismo delle immissioni in ruolo e determina quale sarà, da oggi in poi, la carriera di chi vorrà diventare insegnante.
Confermato, allora, il piano straordinario per l'assunzione di circa 100mila docenti tra quelli presenti nelle Graduatorie ad Esaurimento e quelli presenti nelle Graduatorie di Merito. Secondo i sindacati, si è trattato di una forma di ricatto: quando le associazioni e le opposizioni in Parlamento avevano chiesto lo scorporo del piano assunzioni dal testo della riforma, Renzi ha rifiutato. Sarebbe stata, dunque, la merce di scambio per render epiù appetibile una riforma che non piace quasi a nessuno nel mondo della scuola. L'altro elemento fondamentale è il concorso scuola 2015, che sarà bandito entro il 1 ottobre, per 60mila posti, e al quale potranno partecipare esclusivamente i docenti abilitati.
La mobilitazione contro la riforma scuola 2015: nessuno ci crede più? News 20-05
Non si parla già più della mobilitazione contro la riforma scuola 2015 di Renzi. L'iter parlamentare e la discussione in aula degli emendamenti ha messo in secondo piano la protesta: è probabile che il mondo della scuola non ci creda più. L'annuncio dei Cobas e la chiamata per una manifestazione del 7 giugno è caduta più o meno nel dimenticatoio e non è stata rilanciata in maniera significativa da nessun altro sindacato. Lo stesso dicasi per il differimento (più corretto del termine "blocco") degli scrutini, il quale è stato raggiunto dalle critiche della CISL, che, tra l'altro, attraverso le parole della Furlan, si sta smarcando dal fronte più duro della protesta.
Lo sciopero del 5 maggio sembra soltanto un lontano ricordo e la percezione è quella che, in definitiva, nonostante la partecipazione dell'80% dei docenti, non abbia per nulla influito sul destino della riforma scuola 2015.
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