Nei concorsi pubblici non conterà più solo il voto di laurea, ma anche l'università nella quale è stata conseguita. Lo prevede un emendamento al disegno di legge sulla Pubblica Amministrazione, presentato dal deputato del Pd Marco Meloni alla Camera e approvato in Commissione.

La proposta, che farà discutere, intende strutturare le barriere di accesso ai concorsi nella pubblica amministrazione nel senso di prendere in considerazione non solo il voto di laurea, ma anche la qualità dell'ateneo.

L'università come elemento di valutazione nei concorsi pubblici.

Secondo l'emendamento approvato, il voto di laurea dovrà essere valutato 'in rapporto ai fattori inerenti all'istituzione che lo ha assegnato' in modo da superare la scarsa standardizzazione delle valutazioni nel sistema universitario italiano. In pratica, a parità di voto, sarà considerato con un punteggio superiore, ai fini dell'accesso ai concorsi pubblici, il titolo conseguito in un ateneo la cui media dei voti di laurea è 105 rispetto ad uno dove la media è 95.

La principale critica rivolta alla norma introdotta con l'emendamento dell'onorevole Meloni, consiste nel fatto che questa potrebbe condizionare le scelte degli studenti verso università meno selettive e di manica larga nelle valutazioni, a discapito di atenei con percorsi di studio maggiormente formativi e qualificanti ma, di conseguenza, dove è più difficile laurearsi con il massimo dei voti.

Un sistema perverso, quindi, che finirebbe per considerare qualitativamente migliori le università più 'facili'.

Il percorso di approvazione del ddl sulla Pubblica Amministrazione.

Non si registrano, per il momento, prese di posizioni ufficiali sulla nuova norma di accesso ai concorsi pubblici. Lo stesso ministero della Funzione Pubblica rimane prudente, facendo sapere che sono sicuramente da prendere in considerazione altri elementi di valutazione per i concorsi nella Pubblica Amministrazione e che l'ateneo potrebbe essere uno di questi.

Ogni decisione in merito viene lasciata alla discussione che si svilupperà in Parlamento intorno alle diverse proposte e c'è da scommettere che il dibattito intorno alla decisione di discriminare in base all'università sarà infuocato.