Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera del 19 agosto 2015, la cosiddetta Buona Scuola farebbe sì che molti docenti assunti attraverso il Piano Straordinario di Assunzioni previsto e attuato dalla Legge 107/2015 andrebbero a coprire i posti lasciati vacanti in molte aree disciplinari, nelle varie provincie del nord. Questo macchinoso e paradossale processo, contenuto all'interno della medesima Legge, farebbe si che molti docenti neo immessi in ruolo andrebbero ad insegnare non la propria disciplina curricolare, così come espressamente richiesto nella domanda di assunzione, ma potrebbero insegnare anche un'altra materia facente parte della medesima area disciplinare di competenza.
La fine del precariato? una bufala colossale
Alla luce dei fatti, quindi, la prevista e tanto sbandierata "fine" della precarietà, ancora una volta viene smentita da questa assurda situazione. I precari continueranno intanto ad esistere, così come le proteste, gli scioperi e le assemblee sindacali. Infatti, a partire dal prossimo anno scolastico, si prevede ancora il ricorso alle Graduatorie d'Istituto, dove - lo ricordiamo - sono presenti anche quei docenti non abilitati all'insegnamento, ma abilitati a ricoprire, per la solita situazione contingente, il ruolo di insegnante precario.
Più nel dettaglio, si sa che nelle Regioni del nord Italia non hanno risposto all'appello molti insegnanti dell'indirizzo scientifico (matematica, scienze, tecnologia ecc.), i quali, per protesta o per paura di lasciare le proprie famiglie o i propri affetti, non si sono mossi e non si muoveranno almeno per tre anni dalle loro Regioni di appartenenza, tutte dislocate al meridione d'Italia. Nelle regioni del centro Italia, invece, le aree disciplinari che sono rimaste scoperte o rischiano di diventarle sono rappresentate dagli indirizzi linguistici:lo spagnolo fa la parte del leone.
Il mercato delle cattedre: come la legge della domanda e dell'offerta
Questa anomalia è la conseguenza - secondo importanti esperti di statistica - di un disallineamento tra la richiesta di cattedre e l'offerta delle stesse: se pensiamo al caso della Regione Sicilia dove la domanda di cattedre supera il 14% a fronte di una offerta di solo il 4%, il ragionamento comincia a funzionare.
Al Miur, infatti non avevano seriamente fatto i conti con il calo effettivo delle "vendite", messo in campo da parte di molti insegnanti precari - storici per antonomasia - i quali, con la loro astensione al Piano Straordinario, hanno provocato una vera e propria disfatta per la tanto annunciata fine della precarietà nella scuola italiana.