La giornata di ieri ha visto l'intervento di Pier Carlo Padoan che ha chiuso nuovamente alla possibilità di una riforma delle pensioni per il 2015-2016 che introduca un meccanismo di flessibilità in uscita; il ministro, però, ha aperto agli esodati, sottolineando che comunque i soldi del Fondo non devono essere utilizzati necessariamente per una settima salvaguardia. Le ambiguità di Padoan hanno spinto i comitati degli esodati, appoggiati dai sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, a indire una nuova manifestazione di protesta di fronte al Ministero dell'Economia e delle Finanze per il 22 settembre a partire dalle ore 10 del mattino.

Le richieste sono sempre le stesse: il governo Renzi deve mettere in campo una settima salvaguardia per gli esodati e deve affrontare la questione delle circolari restrittive dell'Inps che impediscono l'apertura anche per il 2015 delle procedure per l'Opzione Donna.

La manifestazione, comunque, intende inserire la questione degli esodati e dell'Opzione Donna all'interno di un programma più vasto: la richiesta è che Renzi si impegni a varare un provvedimento che 'aggiusti' le maggiori iniquità della riforma Pensioni Fornero e introduca un principio di flessibilità nel sistema previdenziale.

Damiano rilancia: ultime news riforma pensioni 2015 del governo Renzi   

Sull'argomento è ritornato anche Cesare Damiano, il quale, dopo aver ascoltato le parole del ministro Padoan, ha deciso di intervenire per mostrare come la sua proposta (la Quota 97) non abbia soltanto costi ma anche e soprattutto benefici. Una riforma delle pensioni che a partire dal 2015-2016 permetta di andare in pensione con l'8% di penalizzazione avrebbe sul lungo periodo un effetto comunque benefico sui conti pubblici: in primo luogo, si tratta di pagare pensioni più basse per almeno venti anni; in secondo luogo, un intervento del genere avrebbe un effetto benefico per la possibilità di accrescere l'occupazione. Il discorso di Cesare Damiano è molto concreto: se non si affronta la questione degli esodati e contestualmente non si permette di andare in pensione prima, la povertà crescente avrà costi per lo Stato superiori a quelli che dovrebbe affrontare se si mettesse in campo una riforma delle pensioni, così come è stata proposta da lui stesso.

Insomma, il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera ha deciso di scendere sullo stesso terreno di Padoan: se si tratta di calcolare il rapporto costi-benefici, la Quota 97 non può che avere benefici maggiori rispetto ai costi. In gergo calcistico, la palla passa nuovamente al MEF, il quale deve decidersi su due questioni: la prima è la risoluzione della vertenza degli esodati e dell'opzione donne, la seconda lavorare su una riforma delle pensioni 2015. Difficile, comunque, che il tutto possa essere pronto per la legge di Stabilità 2016.

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