In queste ore si vive un dramma, quello dei lavoratori precoci, che difronte alle notizie sulla riforma Pensioni degli ultimi giorni non riescono a non sfogare la loro rabbia contro un governo sordo. Nel testo della Legge di Stabilità troveranno sì spazio esodati, opzione donna e flessibilità in uscita, ma l'intervento per le pensioni dei precoci rimane ad oggi un semplice miraggio che difficilmente cambierà il suo status nelle prossime settimane.
Anzi giorni. La terra promessa di coloro che hanno iniziato a lavorare da giovanissimi ha un solo nome: quota 41, proposta da Damiano e battuta fino a quando il presidente della Commissione Lavoro ne ha avuto le forze. Avendo perso, almeno così sembra, la partita contro Boeri, l'altra figura simbolo sul tema delle pensioni, a questo punto non rimane che sperare in un miracolo. Appare però quasi impossibile che il governo possa cambiare il corso del destino per tutti quei lavoratori che chiedono soltanto di poter andare in pensioni dopo 41 anni di contributi senza alcuna penalizzazione e indipendentemente dall'età.
Una richiesta che in un Paese equo non avrebbe forse una risposta negativa come invece avviene qui da noi in Italia. Purtroppo.
Notizie pensioni lavoratori precoci ad oggi 1 ottobre: il silenzio del governo
Difficile spiegare ai lavoratori precoci perché il loro caso sia stato del tutto oscurato in contemporanea al diffondersi delle ultime notizie sulla riforma pensioni del governo Renzi. Un caso questo inaccettabile per chi ha il diritto e il dovere di far sentire la propria voce, di parlare ai ministri dell'Economia e del Lavoro in prima persona, di poter andare in pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi. Se le cose non dovessero cambiare, se i requisiti per l'accesso alla pensione di vecchiaia (ed anticipata) continueranno ad essere legati alla speranza di vita, senza un intervento del governo, i lavoratori precoci per poter andare in pensione indipendentemente dall'età tra non molto saranno costretti a lavorare anche più dei 42 anni e 6 mesi (per gli uomini, 41 anni e 6 mesi per le donne, almeno fino al 31 dicembre 2017) previsti dalla legge Fornero.
Un controsenso, un paradosso, ma che in Italia sembra essere accettato, dai politici però, non dai precoci, come è normale che sia, dai politici che spesso ignorano che cosa significhi realmente essere un lavoratore precoce, che non sanno che esistono degli uomini e delle donne che in passato hanno fatto una scelta precisa, quella di entrare nel mondo del lavoro all'età di 14-15-16-17-18 anni (esempio) e che ancora oggi magari si trovano a lavorare dopo oltre 40 anni di contributi.
News pensioni lavoratori precoci ad oggi 1 ottobre: l'ultimo grido di Damiano, Lamonica e Landini
A chiedere quota 41 per i lavoratori precoci sono rimasti in pochi, dichiarazioni che appaiono come l'acqua nel deserto, parole al vento, rimaste inascoltate fino ad oggi, primo giorno di ottobre, a pochi centimetri dalla Legge di Stabilità, a pochi giorni dalle correzioni tanto attese alla riforma pensioni della Fornero, a pochi passi da quella che poteva essere, e doveva essere, una nuova alba per il governo Renzi.
Damiano, Lamonica e Landini, i fantastici tre, coloro che, anche difronte ad un destino segnato, non vogliono mollare, non accettano che si compia una nuova ingiustizia contro i precoci. Per il presidente della Commissione Lavoro alla Camera il ddl 857 guarda nel lungo periodo e non nel breve, perché i costi iniziali sarebbero poi compensati dai risparmi dei successivi 18 anni. Per Lamonica va posto un tetto a 41 anni contributivi per i lavoratori precoci, proposta in linea con quanto contenuto nel ddl 857. Per Landini invece vanno affrontate al più presto le diseguaglianze presenti all'interno del sistema previdenziale. Fino a quando i precoci riusciranno ad accettare tutto questo?