Anno nuovo, lavoro nuovo. Considerati i non entusiasmanti dati diffusi qualche settimana fa, per trovare un'occupazione e fare colpo su un'azienda occorre non toppare in quello che è il biglietto da visita per antonomasia: il curriculum. Ecco allora che abbiamo chiesto ad un vero specialista del settore i trucchi per non essere cestinati alla prima riga: Luigi Tartarelli è uno dei pochi veri cacciatori di teste italiani, almeno secondo lo spirito Usa dove questa professione è nata molti anni fa.

Chi meglio di lui, in contatto quotidiano con aziende e imprenditori, può fornirci i giusti consigli per un curriculum che faccia davvero presa e magari ci porti intanto ad un colloquio scopo assunzione? Anche considerando le nuove occasioni lavorative che potrebbero arrivare dopo gli ultimi provvedimenti del Governo.

Prima regola e prima sorpresa: è bandito il modello europeo: “Una moda aberrante e ridicola. Se mi arriva un curriculum composto con il modello europeo io tendo a pensare che questo candidato non sappia scrivere, dal momento che utilizza una griglia prestampata senza neanche l'avvedimento di cancellare la bandierina in cima.

Non si fa una bella figura”.

Seconda regola: accompagnare il curriculum con una lettera di presentazione:“Deve essere lunga cinque o sei righe in cui bisogna subito colpire l'attenzione di chi si trova dall'altra, abituato a leggere decine se non centinaia di Cv. Bisogna dire chiaramente quello che sappiamo fare e dove si è disposti a farlo, del tipo Sono un progettista meccanico e voglio lavorare per la vostra azienda perché sono convinto di poter portare il mio innovativo contributo”.

Terza regola: essere concisi: “Il curriculum non è un romanzo ma una strategia di marketing e comunicazione. A volte mi sembra invece di leggere delle vere e proprie saghe, arrivano curriculum di 20 pagine con tanto di allegati.

Nessuno si metterà mai a leggere tutti questi fogli. Ecco dunque che il Cv deve essere al massimo di due pagine con questo ordine: dati personali, scolarizzazione, specializzazione, attitudini e orientamento, esperienze professionali, disponibilità al trasferimento. Non serve altro. L'azienda davvero interessata verificherà poi dal vivo il possesso dei requisiti o farà nel colloquio ulteriori approfondimenti. Ecco perché inutile aggiungere particolari superflui che rischiano di minare subito le possibilità del candidato”.

Quarta regola: invio per posta tradizionale: “Temo che la gran parte di curriculum spediti tramite email vengano cestinati. Io suggerisco sempre la spedizione con posta ordinaria, magari cercando di individuare la figura di interesse che si occupa della selezione.

Consiglio inoltre di mandare il curriculum anche se non ci sono posizioni aperte. Magari, senza saperlo, quell'azienda ha bisogno di noi e non l'ha ancora esternato. E il nostro Cv può arrivare al momento giusto. Un curriculum ha una vita di circa sei mesi: passato questo lasso di tempo, se non abbiamo avuto notizie, è opportuno spedirlo una seconda volta”.