Il Governo è sollecitato da più fronti ad iniziare i lavori sulla riforma delle Pensioni. Proprio in questi giorni c’è stato un nuovo intervento da parte di Cesare Damiano che ha invitato il Premier ad intervenire urgentemente affinché si introducano misure flessibili che garantiscano un’uscita anticipata dal lavoro a determinate categorie. Sulla questione si è esposto anche Tito Boeri, che ha avanzato una nuova proposta mirata a risolvere la questione dei precoci.

Il presidente dell’Inps non è nuovo a mettere sul tavolo delle ipotesi, ma come sempre bisogna attendere una risposta dall’esecutivo, che fino ad ora è tardata a venire. Vediamo di cosa si tratta: il nuovo piano Boeri che in queste ore sta tenendo banco, però non sembra essere gradito dai sindacati che vorrebbero qualcosa di meglio.

Pensione per i lavoratori precoci con il piano Boeri

Tito Boeri si è fatto avanti proponendo di fissare una Quota 42/43 per la categoria dei precoci. Il piano consisterebbe nella quiescenza in base al raggiungimento di una soglia contributiva pari a 42 anni per le donne e 43 anni per gli uomini.

Ovviamente, i lavoratori che hanno incominciato a lavorare prima della maggior età non gradiscono questa ipotesi, dato che verrebbero penalizzati dall’inserimento di un requisito simile per poter andare in pensione. Ricordiamo, che ad oggi la Legge Fornero permette ai precoci di smettere di lavorare soltanto al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le lavoratrici). A causa dell’adeguamento alle aspettative di vita, però, l’asticella è destinata ad alzarsi: basti pensare che dal 2019 saranno necessari 2/3 mesi in più per ciascun biennio, fino ad arrivare ad addirittura 45 anni di contribuzione negli anni successivi. Per tal motivo i precoci chiedono che vengano apportate delle modifiche alla riforma previdenziale in vigore attualmente.

Nonostante l’intento del presidente dell’Inps di voler escludere tale categoria dall’adeguamento sopra citato, introducendo una Quota 42/43, i sindacati non sono affatto favorevoli. Infatti loro vorrebbero la Quota 41, visto che buona parte di questi lavoratori è composta da persone che sono costretti a svolgere delle mansioni usuranti. I diretti interessati, dunque, sembra non volersi smuovere dalle proprie posizioni, chiedendo a Matteo Renzi di poter andare in pensione con 41 anni di contributi, senza alcun requisito anagrafico. Uno dei pochi rimasti a sostenere questa opzione è Cesare Damiano, che da tempo invita il Presidente del Consiglio a prendere in considerazione la proposta da lui avanzata. Staremo a vedere se questo sarà l’anno giusto per vedere qualche cambiamento, come promesso dal Governo a più riprese. In attesa di aggiornamenti vi invitiamo a seguirci su BN.