Scadono il 1° marzo le istanze per accedere alla pensione anticipata da parte dei lavoratori impegnati in attività considerate pesanti ed usuranti e per quelli notturni. Far scadere il termine, anche se perentorio, non fa perdere il diritto alla pensione, ma ne condiziona la decorrenza. Vediamo quindi come bisogna agire per presentare domanda e per vedersi riconosciuti i periodi di lavoro.

Modello AP 45 dell’INPS

Di quali categorie di lavori parliamo? Si tratta dei lavori svolti con carattere di continuità in galleria e miniera, in cassoni ad aria compressa e ad alte temperature. Anche se poco comuni, rientrano i palombari e i lavoratori del vetro soffiato. Poi ci sono gli operai delle fabbriche a catena di montaggio, impegnati in turni e con attività che prevedono la ripetizione meccanica del ciclo produttivo. Poi ci sono le attività pericolose, come quelle riguardanti la lavorazione e la bonifica dell’amianto. Capitolo a parte per i notturni, cioè quelli che per gran parte della propria storia lavorativa, hanno lavorato nelle ore che vanno dalle 24:00 alle 05.00 del mattino.

Per tutti questi esiste l’uscita anticipata, a partire dai 61 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi versati, sempre che questi requisiti vengano maturati entro il 31 dicembre 2016.

L’Inps ha predisposto il modello AP 45, cioè quello che serve per farsi valutare i periodi di lavoro dall’Istituto Previdenziale che deve certificarli come usuranti o notturni. L'AP 45 non è una domanda di pensione, ma solo una istanza di riconoscimento che se accolta, consente al lavoratore di inoltrare all’INPS la domanda vera e propria. Alla domanda devono essere allegati tutti i documenti utili dei periodi durante i quali sono state attuate le attività lavorative usuranti. Inoltrare la domanda entro il 1° marzo permette di andare in pensione subito, dal mese successivo a quello in cui si maturano i requisiti.

Per istanze ritardate, la decorrenza slitta di un mese, quindi per esempio, presentare istanza il entro il primo aprile, fa perdere un mese di pensione.

Si esce tra i 61 ed i 63 anni

In relazione al lavoro notturno, non per tutti è possibile usufruire dell’anticipo massimo consentito, cioè a 61 anni e 7 mesi. Infatti solo coloro che possono far valere almeno 78 giornate di lavoro notturno in 7 degli ultimi 10 anni di lavoro possono uscire con questo anticipo e con quota 97,7. Per coloro invece che hanno tra le 72 e le 77 giornate utili, l’età necessaria sale di un anno e sale anche la quota a 98,7. Per numero di giornate comprese tra 64 e 71 si perde un ulteriore anno ed un ulteriore punto di quota.

Se invece, un lavoratore possa far valere per l’intera contribuzione a suo nome, turni di lavoro in cui cadano almeno 3 ore tra le 24:00 e le 05:00 del mattino, il lavoro notturno è pienamente riconosciuto.

Il consiglio è di presentare istanza comunque, sarà poi compito dell’INPS valutare i periodi di lavoro. A scanso di equivoci però, parlando di quote da raggiungere, bisogna conoscere i contributi settimanali effettivamente versati a proprio nome. Un lavoratore che ha, in 35 anni di lavoro, 1820 contributi settimanali, per esempio, non potrà andare in pensione nonostante abbia raggiunto 61 anni e 7 mesi perché non otterrebbe la quota 97,7 necessaria. Infatti, 61 anni e 7 mesi (245 giorni), producono una quota anagrafica di 61,67 (61 + 245/365). Se a questa aggiungiamo 35 che è il risultato di 1820 diviso 52 (le settimane di un anno), la quota raggiunta sarebbe “solo” di 96,67.