Un progetto su cui l’ex Ministro Damiano e l’Onorevole Genchi sono da sempre al lavoro, riguarda l’ampliamento della platea dei lavori considerati usuranti. Il 4 marzo, sui tavoli della Commissione Lavoro presieduta proprio da Damiano è arrivato un nuovo Disegno di Legge di marca PD. Il ddl punta a concedere gli stessi sconti in termini di uscita dal lavoro anche ai lavoratori edili che fino ad oggi non sono considerati come impegnati in attività particolarmente pesanti.
Vediamo nel dettaglio cosa prevede questa nuova proposta legislativa sul tema previdenziale.
I lavori in edilizia non rientrano tra quelli usuranti
Che i lavoratori in edilizia siano sottoposti ad una serie di sforzi che rendono le loro attività particolarmente pesanti dal punto di vista fisico è lampante. Dal punto di vista previdenziale però, questi lavoratori, ad oggi, sono considerati alla stregua degli altri lavoratori, senza nessun tipo di vantaggio in termini di uscita dal lavoro. Per questo, anche su di loro si è abbattuta la scure della Legge Fornero ed i requisiti pensionistici si sono inaspriti sensibilmente.
Anche per loro c’è da fare i conti con l’aspettativa di vita e quindi niente sconti per via del loro tipo di lavoro. Nel panorama previdenziale italiano però, ad alcune categorie di lavoratori sono concessi dei benefit in termini di requisiti pensionistici proprio perché le loro attività non sono come le altre. Stiamo parlando dei lavori usuranti che però non comprendono gli edili. Secondo Damiano e secondo il ddl presentato, non si possono considerare lavoratori normali quelli in edilizia e quelli che lavorano su ponteggi, impalcature e simili. Non è possibile tenere al lavoro, soprattutto in determinati lavori, soggetti di oltre 60 anni e sottoporli a tutte le problematiche fisiche tipiche del lavoro edile.
Il Disegno di Legge spinge proprio nella direzione di far rientrare nella normativa agevolata per i lavori usuranti, anche gli edili.
Cosa porterebbe l’approvazione del ddl
I promotori della proposta di legge sottolineano come questi lavoratori operino in un ambiente con elevato rischio di malattie professionali e di infortuni sul lavoro, con rischi per l’incolumità propria e di soggetti terzi, con continui sforzi che dovrebbero bastare per far considerare queste attività come usuranti. Se queste caratteristiche sono abbastanza chiare, lo è anche il fatto che l’aspettativa di vita dovrebbe tenere conto di come il lavoro svolto influisca sulla durata della vita di un lavoratore. Le statistiche che indicano come, gli infortuni sul lavoro siano molto frequenti nei lavori in edilizia, dovrebbero per forza di cose spingere il legislatore a non considerare queste attività alla stregua di quelle di ufficio, al coperto e così via.
Se il ddl venisse approvato quindi, anche per i lavoratori edili si potrebbero applicare gli stessi requisiti che si applicano ai lavori usuranti e notturni. Quindi, via libera al pensionamento con le quote e soprattutto via libera all’uscita dal lavoro a partire dai 61 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi.