Nel 2016, i lavoratori che involontariamente perderanno il proprio lavoro, potranno richiedere all’Inps come sempre, il sussidio di disoccupazione. Anche nel 2016, l’ammortizzatore sociale di riferimento sarà la NASPI, il nuovo sussidio di disoccupazione entrato in vigore nel 2015 che ha soppiantato l’ASPI, la Mini Aspi e quelli ancora più vecchi come Requisiti Ridotti ed Assegno Ordinario. Il fatto che il nuovo sussidio sia penalizzante per molti è un dato di fatto tanto è vero che subito dopo il suo lancio, il Governo intervenne per porre rimedio ad alcune problematiche e per salvare dalle penalizzazioni alcune categorie di lavoratori.

Vediamo adesso cosa è previsto per il 2016 e le notizie non sono certo positive.

Il nuovo sussidio è nato male

I problemi che hanno accompagnato la Naspi, sono stati evidenti fin dal suo nascere. Il nuovo ammortizzatore ha diversi punti che hanno lasciato delusi i lavoratori, a partire dalla riduzione dell’importo erogato dal 4° mese di incasso. La Naspi a dire il vero è più lunga dei vecchi sussidi ed ha assegni più ricchi. Dal 4° mese in avanti però, l’indennità cala del 3% al mese ed a conti fatti, anche se ad un lavoratore venisse concesso il massimo possibile, che è di 1.300 euro, negli ultimi mesi ne percepirà meno della metà. Poi ci sono le evidenti discriminazioni a cui vanno incontro i lavoratori che, per via della tipologia di lavoro, utilizzano i sussidi per disoccupati ogni anno.

La Naspi prevede il requisito minimo delle 13 settimane di lavoro negli ultimi 4 anni e delle 30 giornate nei 12 mesi precedenti la data di presentazione della domanda. I 4 anni precedenti la data di perdita del lavoro, influenzano la durata del sussidio che è pari alla metà delle settimane lavorate proprio nel quadriennio precedente.

Il fatto che nei periodi utili negli ultimi 4 anni vengano scomputati quelli già coperti dai vecchi sussidi è penalizzante per chi, come gli stagionali, ogni anno va in disoccupazione.

Salvaguardia addio

L’impatto dei vecchi ammortizzatori sociali per disoccupati, nei confronti del nuovo è quindi devastante. Nel 2015, cioè l’anno scorso, a poche settimane dal varo della Naspi, il Governo, persuaso dalle polemiche o forse accortosi dell’errore, ha provveduto a mettere una pezza sulla falla creata.

Infatti, per le perdite di lavoro intercorse tra il 1° gennaio 2015 ed il 31 dicembre dello stesso anno, ai lavoratori che hanno richiesto la Naspi, furono bonificati i periodi già tutelati dalla ASPI, Mini ASPI e Requisiti Ridotti. In parole povere, per costoro, tra le settimane di lavoro utili al calcolo della durata, furono inserite anche queste già utilizzate per precedenti periodi di indennità. Quest’anno invece, questa salvaguardia non è stata confermata e pertanto, le penalizzazioni torneranno ad abbattersi sui lavoratori. Infatti, prendendo ad esempio un lavoratore stagionale da 26 settimane fisse all’anno, che perderà il lavoro il prossimo 1° settembre. Il periodo di osservazione considerato dall’INPS per calcolare la durata della Naspi è quello che va dal 30 settembre 2011 al 30 settembre 2015 e totalizza 104 settimane utili al calcolo.

Se però, in questi 4 anni, il lavoratore avesse già percepito le altre indennità per disoccupati, ai fini della durata potranno essere utilizzate solo le 26 settimane lavorate nel 2016 e la Naspi verrebbe concessa per la durata massima di 13 settimane rispetto alle oltre 60 che spetterebbero senza questa penalizzazione.