L'ultimo intervento di Ichino sulla riforma delle pensioni per il 2016 sembra segnare quale possa essere la strada che il governo Renzi intende intraprendere nei prossimi mesi: la proposta che sembra essere più 'semplice' da realizzare è il passaggio al contributivo (si tratta del cosiddetto 'Piano Boeri'). Bersaglio delle parole di Ichino è stato Cesare Damiano, il quale ha deciso di rispondere, sempre sulle pagine de IlSussidiario, ribadendo i motivi per cui il disegno di legge che porta la sua firma non prevede costi aggiuntivi, ma, sul lungo termine, un netto risparmio per le casse dello Stato.

Nel frattempo, fanno discutere alcuni dati diffusi dal quotidiano laRepubblica, secondo i quali sono proprio i migranti a mantenere in piedi il sistema pensionistico italiano, sarebbero coloro per i quali il saldo è assolutamente in attivo e anche in misura molto elevata.

Damiano contro Ichino

Cesare Damiano ha fatto della battaglia per la riforma delle pensioni il suo chiodo fisso: nel suo ultimo intervento, il Presidente della Commissione Lavoro sembra voler rispondere a distanza alle ultime dichiarazioni di Ichino. Secondo Damiano, semplificando al massimo, la sua proposta di riforma (8% di penalizzazione massima per 4 anni di anticipo, dunque il 2% annuo) avrebbe sicuramente un costo per i primi tre anni (la cifra è stata stimata nell'ordine di circa 3 miliardi l'anno), ma per i restanti vent'anni si tradurrebbe in un risparmio consistente per lo Stato.

La penalizzazione, infatti, agirebbe per tutta la vita pensionistica, per cui chi va in pensione in anticipo riceve un assegno più basso sempre e questo, nel lungo termine, costituisce un'importante risorsa per lo Stato. Il vero nodo, però, resta la linea di politica economica voluta da Matteo Renzi, il quale intende proseguire nella strada del taglio alle tasse (Ires e Irpef, soprattutto): meno tasse significa anche meno introiti per lo Stato, e meno introiti per lo Stato significa taglio alla spesa sociale, dunque anche meno fondi per le Pensioni. Insomma, al momento sembra che il governo voglia proseguire lungo un'altra direzione.

Il ruolo dei migranti 

Un dato che sicuramente fa discutere, proprio quando si parla di riforma delle pensioni, è quello che il quotidiano laRepubblica ha discusso per quanto riguarda il ruolo dei migranti nella sostenibilità del sistema di welfare italiano.

I contributi che i lavoratori migranti versano garantirebbero, secondo le stime, la pensione a circa 600mila italiani: si tratta di un dato clamoroso, proprio nei giorni in cui il nodo dei 'migranti' e le polemiche sul tema sono particolarmente caldi. Per comprendere l'entità dei dati, occorre segnalare i risultati della ricerca per il 2014: due anni fa i migranti hanno versato circa 8 miliardi di contributi e hanno ottenuto prestazioni per circa 3 miliardi, il saldo è in attivo per ben 5 miliardi di euro. Questi dati si inseriscono all'interno di uno studio sulle conseguenze economiche nel nostro paese in connessione con i fenomeni migratori: sembra essere un dato di fatto, insomma, che, stando così le cose, l'Italia con una natalità molto bassa e una percentuale di giovani occupati altrettanto basso debba rivolgersi alle forze provenienti dall'estero per tenere in piedi il proprio sistema di welfare.

Un'altra questione intorno alla quale, molto probabilmente, nasceranno discussioni e confronti. Per restare aggiornati sul tema pensioni e i dati aggiornati, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.