Continua il dibattito e i lavori per la questione degli aumenti degli stipendi dei contratti pubblici, per il cui rinnovo, che dovrebbe interessare più di 3 milioni di dipendenti, sono stati stanziati solo 300 milioni di euro. Per i sindacati tale fondo è insufficiente e le somme destinate a ciascuno irrisorie, tra l'altro, riguardano solo i dipendenti con gli stipendi più bassi.
Ecco le ultime novità a riguardo.
Richieste sindacali per gli aumenti
Nei giorni scorsi, Matteo Renzi aveva annunciato di voler cercare risorse significative da destinare agli aumenti contrattuali, nella prossima legge di stabilità. Ma dal ministro della Funzione Pubblica Madia non ci sono segnali positivi in tal senso, dopo alcune sue dichiarazioni che frenano ogni entusiasmo, sembrano essere confermati gli aumenti, ma di modico importo, e rivolti solo ed esclusivamente a coloro che hanno stipendi troppo bassi.
I sindacati stanno giocando al rialzo, la Uil ha dichiarato che servono 7 miliardi per "ridare dignità ai lavoratori".
La Cisl, dal canto suo, ha chiesto 150 euro mensili in più di aumento, e questo costerebbe alle casse statali circa 7 miliardi. Per il segretario generale Giovanni Faverin è il minimo e si tratterebbe di una misura iniziale, perché nel triennio sarebbero necessari 11 miliardi per dare quanto spetta ai peggio pagati della macchina statale.
Anief e Codacons, e la via giudiziaria
La Cgil si è espressa in termini ancora più pretestuosi, ma legittimi, nel chiedere quanto spetta ai vessati dipendenti italiani, sostenendo che negli ultimi anni si sono persi almeno 212 euro mensili in busta paga, e per dare quanto dovuto ai dipendenti, si dovrebbero trovare 9 miliardi. Nella partita aumenti è intervenuto anche il Codacons, con un ricorso al TAR per ottenere un "risarcimento" pro-capite di 10.400 euro, pari a 34 miliardi, quindi la faccenda aumenti si sta facendo molto seria.
L'Anief che da anni si batte per i diritti dei dipendenti della Scuola, ha anche sostenuto la possibilità di procedere per vie legali. Infatti, ha dichiarato che non è necessario il tavolo contrattuale, perché applicando la legislazione vigente l'adeguamento, almeno parziale, degli stipendi al tasso di inflazione è stato previsto già dalla decisione della Consulta. Se si ricorresse al giudice l'aumento sarebbe cosa fatta, in altre parole, il Governo per evitare future controversie legali dovrebbe intavolare le trattative contrattuali, con cifre serie, dai 10 miliardi in su.